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SULLA TEORIA DELLA DEMOCRAZIA COMPETITIVA
Published online by Cambridge University Press: 14 June 2016
Introduzione
Questo saggio nasce dalla convinzione che per capire a fondo il funzionamento della democrazia rappresentativa occorra esplorare, e sul piano formale e suI piano empirico, il rapporto tra democrazia da un lato e competizione inter-partitica dall'altro. In omaggio a questa convinzione, il saggio è articolato suuna ipotesi precisa: a parità di condizioni, un sistema di partiti è democratico nella misura in cui è competitivo.
A parte il riferimento esplicito ai partiti e ai sistemi di partito, questa ipotesi è stata intuita da Schumpeter piú di trenta anni fa. Nel suo Capitalism, Socialism and Democracy egli scriveva che « il metodo democratico è quello strumento istituzionale per arrivare a decisioni politiche nel quale alcune persone acquistano il potere di decidere mediante una lotta per il voto popolare ». E a questa definizione fanno capo con sfumature diverse Ie analisi del funzionamento della democrazia competitiva svolte daFriedrich, Dahl, Sartori e Downs.
- Type
- Saggi
- Information
- Italian Political Science Review / Rivista Italiana di Scienza Politica , Volume 7 , Issue 1 , April 1977 , pp. 3 - 25
- Copyright
- Copyright © Società Italiana di Scienza Politica
References
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2. Friedrich, C. J., Man and His Government: An Empirical Theory of Politics, New York, McGraw Hill, 1963, spec. il cap. XI.Google Scholar
3. Di Dahl, R. A. sono da ricordare in questa sede il volume pubblicato insieme a Lindblom, C. E., Politics, Economics and Welfare, New York, Harper, 1953; e inoltre, A Preface to Democratic Theory, Chicago, The University of Chicago Press, 1956; e Polyarchy. Participation and Opposition, New Haven, Yale University Press, 1971.Google Scholar
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6. Sul punto cfr. Sartori, G., La politica comparata: premesse e problemi , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», I (1971), spec. pp. 22–28.Google Scholar
7. Schumpeter, J. A., Capitalism, Socialism and Democracy, cit.Google Scholar
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9. Sartori, G., La politica comparata: premesse e problemi, cit., p. 24.Google Scholar
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11. Per una analisi critica degli studi esistenti in tema di misurazione della democrazia si veda la nota di Morlino, L., Misure di democrazia e di libertà: discussione di alcune analisi empiriche , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», V (1975), pp. 131–166. Questo studio riflette accuratamente, a nostro avviso, la difficoltà di procedere alla misurazione di un concetto «malformato».Google Scholar
12. Dahl, R. A., A Preface to Democratic Theory, cit., p. 37. Questa è la definizione che Dahl dà della cosiddetta «democrazia populista». In effetti, tale definizione è anche il punto di partenza della analisi che egli fa della «democrazia poliarchica». Sullo svolgimento del pensiero di Dahl in tema di democrazia, si veda il saggio di Fisichella, D., Le condizioni della poliarchia in Dahl, Robert A., nel suo Temi e metodi in scienza politica, Firenze, Sansoni, 1971, pp. 115–141.Google Scholar
13. Dahl, Cosí R. A., A Preface to Democratic Theory, cit., pp. 37–38.Google Scholar
14. A questo proposito si veda Sartori, G., Parties and Party Systems. A Framework for Analysis, New York, Cambridge University Press, 1976. Sul problema se una forma di governo liberal-democratica sia compatibile con l'esistenza della competizione intra-partitica, cfr. per una opinione favorevole Blondel, J., An Introduction to Comparative Government, New York, Praeger, 1969, p. 151.Google Scholar
15. Arrow, K., Social Choice and Individual Values, cit.Google Scholar
16. La dizione è di Sartori, , Tecniche decisionali e sistema dei comitati , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974), spec. pp. 32–33.Google Scholar
17. Cfr. Dahl, R., Polyarchy. Participation and Opposition, cit., p. 2.Google Scholar
18. Per la bibliografia relativa rinvio al mio Regola di maggioranza, stabilità e equidistribuzione , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974), pp. 43–105. Per un riferimento generale ai problemi trattati di seguito si vedano anche Riker, W. H. e Ordeshook, P. C., An Introduction to Positive Political Theory, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1973; e Taylor, M., The Theory of Collective Choice , in Greenstein, F. I. e Polsby, N. W., (eds.), Handbook of Political Science, Reading, Addison-Wesley Publishing Co., 1975, vol. 3, pp. 413–481.Google Scholar
19. Cfr. D'Alimonte, R., Regola di maggioranza, stabilità e equidislribuzione, cit., spec. pp. 81–95.Google Scholar
20. Per la dimostrazione di questo risultato si veda Kramer, G.H., On a Class of Equilibrium Conditions for Majority Rule , in «Econometrica», (1973), pp. 285–297.Google Scholar
21. Cfr. D'Alimonte, R., Regola di maggioranza, stabilità e equidistribuzione, cit.Google Scholar
22. Potrebbe non essere, infatti, la soluzione migliore se tenessimo conto anche dell'intensità delle preferenze individuali. Sul punto si veda Dahl, R.A., A Preface to Democratic Theory, cit., spec. il cap. IV.Google Scholar
23. Cfr. Friedrich, C.J., Man and His Government: An Empirical Theory of Politics, cit.Google Scholar
24. Sul punto si veda Taylor, M., The Problem of Salience in the Theory of Collective Decision-Making , in «Behavioral Science», XVI (1970), pp. 415–430.Google Scholar
25. Cfr. Dahl, R.A., Polyarchy, cit., spec. il cap. I.Google Scholar
26. Sulla tipologia dei sistemi di partito si veda Sartori, G., Parties and Party Systems. A Framework for Analysis, cit., spec. pp. 119–244.Google Scholar
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- Cited by