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VOTO GIOVANILE E VOTO DIFFERENZIATO NELLE ULTIME ELEZIONI ITALIANE: UNA CONFUTAZIONE DI ALCUNE ANALISI

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Uno degli errori piú frequenti degli osservatori delle elezioni italiane consiste nel credere che il comportamento dei «giovani» elettori (al di sotto dei 25 anni) possa essere in qualche modo desunto dalla differenza fra il voto ottenuto da ciascun partito nella elezione della Camera dei Deputati ed il suo voto nella elezione del Senato. Questo metodo di analisi fu confutato già nel 1968 da Mattei Dogan, che mostrò che gli elettori «anziani» (con 25 anni o piú) danno spesso un «voto differenziato» — cioè, votano un partito per la Camera, ed un altro per il Senato — e che questi voti differenziati influenzano le differenze Camera-Senato, cosicché queste non possono piú essere prese come indici del «voto giovanile». Ciononostante, moltissimi politologi, uomini politici e giornalisti continuano ad utilizzare il metodo «Camera meno Senato» per avere almeno un'indicazione del voto dei giovani, o perché pensano che i voti differenziati siano pochi, o perché credono che siano distribuiti in modo casuale e si cancellino a vicenda, oppure, e questo è il caso dei piú avveduti, perché ritengono che l'elettore che dà un voto differenziato debba votare per due partiti affini, e comunque non debba attraversare il confine fra il blocco di sinistra (Pci, Psi, Pr, e sinistra extraparlamentare) e quello di centro-destra. Cosí, fu sostenuto da varie parti che la Dc avrebbe raccolto il 38% circa del voto giovanile nelle elezioni politiche del 1976, e nel 1979 di nuovo il 38% (vedi Tabb. 1 e 2). Come vedremo, questa conclusione non è neanche vicina alla verità: scopo di questa nota è di dimostrare che il metodo «Camera meno Senato» non può essere in alcun modo utilizzato per desumere il comportamento elettorale dei giovani, perché si può osservare una regolarità nell'uso del voto differenziato da parte di una fetta consistente di elettori (specie della Dc). Infatti, tale metodo sovrastima sistematicamente e in misura notevole il voto giovanile democristiano. Per di piú, vedremo che gli elettori che esprimono un voto differenziato votano spesso per due partiti appartenenti a diverse aree ideologico-politiche (ad es., la Dc e il Psi).

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References

1 Confutazione di un metodo di analisi del «voto giovanile» , in Partiti politici e strutture sociali in Italia , in Dogan, M. e Petracca, O.M., (a cura di), Milano, Comunità, 1968.Google Scholar

2 Vedi ad es. «Corriere della Sera», 6 giugno 1979 e 25 giugno 1976; Coppola, A., Il voto del 20 giugno , in «Rinascita», 25 giugno 1976; e Pasquino, G., 20 giugno: struttura politica e comportamento elettorale, in Continuità e mutamento elettorale in Italia, (a cura di), Parisi, A. e Pasquino, G., Bologna, Il Mulino, 1977, pp. 22–27 e 39–44. Parisi e Pasquino, e Guido Martinotti sul «Manifesto», sono fra quelli che sostengono che i passaggi di voti fra centro-destra e sinistra siano rari; Parisi e Pasquino sono coscienti del peso del voto differenziato in alcuni situazioni locali (ibidem, pp. 42–43). Vedi anche la mia lettera pubblicata sul «Manifesto», 20 luglio 1976, che espone sinteticamente la tesi di questo articolo.Google Scholar

3 Ad esempio, Guido Bodrato: Dunque c'è stato un miglioramento del rapporto tra la DC e i giovani…., in «Corriere della Sera», 6 giugno 1979).Google Scholar

4 Ad es., quello condotto da Sartori, G. e Marradi, A., citato da Sani, G., The Italian Election of 1976: Continuity and Change, relazione al Conference Group on Italian Politics, Chicago, 2–5 sett. 1976, pp. 5–6, che dà il 65% delle preferenze dei giovani alle sinistre; vedi anche il sondaggio Doxa, che assegnò il 29% dei voti giovanili alla Dc nel 1976 («Corriere della Sera», 27 giugno 1976), e quello Demoskopea pubblicato su «La Repubblica», 9 giugno 1976, che gliene attribuí il 26,3%.Google Scholar

5 Confutazione di un metodo di analisi , cit., pp. 483–84.Google Scholar

6 Allum, P.A. e Amyot, G., Regionalism in Italy: Old Wine in New Bottles? , in «Parliamentary affairs», XXIV (1970/71), pp. 7273; lo stesso fenomeno venne poi notato anche da Besson, J. e Bibes, G., Les élections du 7 juin 1970 en Italie, in «Revue française de science politique», XXI (1971), pp. 753–57.Google Scholar

7 Un'analisi delle elezioni amministrative del 1975 darebbe risultati analoghi a quelli ottenuti per il 1970. Notiamo anche che nelle elezioni comunali nei comuni con piú di 5.000 abitanti, dove l'elettore può esprimere preferenze all'interno della lista prescelta, il voto democristiano è vicino a quello regionale, un'ulteriore conferma della nostra ipotesi. Vedi Ghini, C., Il terremoto del 15 giugno, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 206.Google Scholar

8 Se applichiamo il metodo adoperato nella Tabella 5 ai risultati del 1979, la quota Dc del voto giovanile risulta essere il 16,9%.Google Scholar