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LE CRISI DI SVILUPPO NELL'ESPERIENZA GIAPPONESE

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Questa nota nasce dalla curiosità di esaminare nei particolari l'esperienza della modernizzazione in Giappone, e soprattutto di mettere in luce il modo in cui si sono presentate e sono state affrontate le crisi di sviluppo. Il Giappone costituisce un caso molto interessante e, presumibilmente, istruttivo. Esso è, a tutt'oggi, il solo paese non appartenente all'area occidentale e non facente parte della diaspora anglosassone (ad esclusione del complesso e indefinibile caso di Israele) ad avere raggiunto, secondo la maggior parte degli indici a nostra disposizione, una fase di modernizzazione socio-economica molto avanzata — anche se non priva di cospicui squilibri settoriali — e può altresí vantare una lunga serie di elezioni libere nel dopoguerra. Appare perciò utile indagare quali siano stati i contributi delle autorità politiche alla modernizzazione, quali siano i fattori culturali che hanno avuto maggior peso nella costruzione di un sistema moderno, e quali siano gli insegnamenti di carattere generale che si possono trarre dall'esperienza giapponese.

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References

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4. Infatti, una teoria è un «dispositivo per interpretare, criticare e unificare leggi ben consolidate, per modificarle, per inserire in esse dati non previsti nella loro formulazione e per guidare l'attività di scoperta di nuove e piú potenti generalizzazioni», Kaplan, Abraham, The Conduct of Inquiry , San Francisco, Chandler, 1964, p. 295.Google Scholar

5. Se ne veda soprattutto l'ottima esposizione di Rokkan, Stein, Methods and Models in the Comparative Study of Nation-Building , in Rokkan, Citizens, Elections, Parties, Oslo, Universitetsforlaget, 1970, pp. 4671.Google Scholar

6. Questa definizione è tratta dall'introduzione di Lucian W. Pye al volume da lui curato con Verba, Sidney, Political Culture and Political Development , Princeton, Princeton University Press, 1965, p. 13.Google Scholar

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26. Ibidem , p. 32. Si noti anche che i membri dello Jiyuto ritenevano di essere svantaggiati nella distribuzione dei favori e cercarono di ampliare le basi del loro seguito ricorrendo «persino» ai contadini. Ma non appena i proprietari terrieri si trovarono a far fronte alle domande radicali dei contadini il partito si spezzò e si dissolse «piuttosto che evolvere in senso veramente radicate, una cosa questa per allora del tutto impossible», Moore, , op. cit., p. 328.Google Scholar

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29. Una dettagliata analisi si ritrova in Beckmann, George M., The Making of the Meiji Constitution , Lawrence, University of Kansas Press, 1957.Google Scholar

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31. Tanto che uno dei maggiori esperti ha potuto affermare che «il sistema di governo predominantemente autoritario e oligarchico instaurato dalla costituzione Meiji nel 1890 si adattava in modo notevole sia alle capacità politiche che alle necessità del Giappone modernizzante e, in secondo luogo… era probabilmente superiore in efficacia a qualsiasi alternativa pratica in quel momento», Ward, , Epilogue , in Ward, (ed.), Political Development in Modern Japan, cit., p. 587.Google Scholar

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36. Ward, , The Continuity of Modernization: Japan , cit., pp. 5455.Google Scholar

37. Langdon, , op. cit., pp. 4445.Google Scholar

38. Scalapino, Robert A., Elections and Political Modernization in Prewar Japan , in Ward, (ed.), Political Development in Modern Japan , cit., p. 283. Purtroppo né in questo saggio né altrove sono riuscito a trovare le percentuali degli aventi diritto che votassero effettivamente.Google Scholar

39. Ward, , The Potential for Democratization in Prewar Japan , cit., pp.130131.Google Scholar

40. Scalapino, , Ideology and Modernization: The Japanese Case , cit., pp. 9495.Google Scholar

41. Per un'applicazione della discussione collettiva come mezzo per raggiungere un accordo nella Cina immediatamente post-rivoluzionaria si veda William Hinton, A Documentary of Revolution in a Chinese Village , New York, Monthly Review Press, 1966; tr. it. Fanshen. Un villaggio cinese nella rivoluzione, Torino, Einaudi, 1969, cap. XXIX, soprattutto pp. 296–297.Google Scholar

42. Ike, Nobutaka, Political Leadership and Political Parties , in Ward, e Rustow, (eds.), Political Modernization in Japan and Turkey , cit., p. 406.Google Scholar

43. Contro la mia opinione si veda l'affermazione di Scalapino che «se una data forma di democrazia guidata permette una certa apertura nella società e preclude le forme piú rigide di totalitarismo, mentre vengono intrapresi i compiti di costruzione della nazione e di sviluppo economico, varie alternative di evoluzione politica, comprese quelle che implicano elezioni libere e una genuina competizione politica, saranno state protette», Elections and Political Modernization in Prewar Japan , cit., p. 291.Google Scholar

44. Ward, , Japan: The Continuity of Modernization , cit., p. 63.Google Scholar

45. Ibidem , pp. 7980. Anche questa è una strategia che massimizza i risultati a corto termine, a scapito degli investimenti. Ed è giusto allora mettere in rilievo le differenze esistenti tra riforma terriera e riforma agraria. Per riforma terriera s'intende la ridistribuzione della proprietà della terra, mentre la riforma agraria si riferisce ai miglioramenti nelle tecniche di coltivazione, delle attrezzature agricole, dei fertilizzanti, della rotazione delle colture, dell'irrigazione e dell'immissione dei prodotti sul mercato, miglioramenti che accrescono la produttività agricola e il tornaconto ai contadini. Una riforma agraria senza riforma terriera può accrescere la produttività agricola e l'instabilità rurale. Una riforma terriera senza riforma agraria può accrescere la stabilità politica e diminuire la produzione agricola. Soltanto la riforma terriera accompagnata dalla riforma agraria è una risposta atta a risolvere parte della crisi di distribuzione; ma le élites possono esservi contrarie per due motivi. In primo luogo, perché il possesso della terra costituisce la base del potere nelle società tradizionali; in secondo luogo perché la ridistribuzione della terra può provocare una crisi economica in società essenzialmente agricole. Di solito una riforma terriera globale viene attuata soltanto in seguito ad eventi rivoluzionari (Messico, Russia, Cina, Egitto, Cuba e Algeria) e gli effetti sono sempre stati una riduzione della produzione agricola. Su questo punto l'elaborazione di Samuel P. Huntington, Political Order in Changing Societies, New Haven, Yale University Press, 1968, pp. 374–396 è particolarmente suggestiva, anche se chiaramente ispirata piú dalla prospettiva del mantenimento del potere da parte delle autorità che dal mutamento dei rapporti sociali di produzione e dall'acquisizione di una certa giustizia economica.Google Scholar

46. Moore, , op. cit., cita in nota a p. 322 Ike, Nobutaka, The Beginnings of Political Democracy in Japan , Baltimore, Johns Hopkins Press, 1950, p. 51.Google Scholar

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49. Ike, , Political Leadership and Political Parties: Japan , in Ward, e Rustow, (eds.), op. cit. , p. 410.Google Scholar

50. Questa è la tesi di Rostow, Walt W., The Stages of Economic Growth , Cambridge, Cambridge University Press, 1960; tr. it. Gli stadi dello sviluppo economico, Torino, Einaudi, 1962, pp. 77–79.Google Scholar

51. Su questo tema si vedano i dati in Russett, Bruce M. et al., World Handbook of Political and Social Indicators , New Haven, Yale University Press, 1964, pp. 4648.Google Scholar

52. Landes, , Japan and Europe: Contrasts in Industrialization , in Dore, R. P. (ed.), op. cit. , p. 93.Google Scholar

53. Questo riorientamento trova il suo maggiore esponente in Dankwart Rustow — forse influenzato dal ruolo di Atatürk nella modernizzazione della Turchia — di cui si vedano soprattutto l'introduzione al numero speciale di «Daedalus», Summer 1968, Philosophers and Kings: Studies in Leadership , p. 683694, e A World of Nations. Problems of Political Modernization, Washington, D.C., Brookings Institution, 1967, cap. 5. Se ne veda una valutazione in Gabriel A. Almond, Approaches to Developmental Causation, Relazione presentata all'VIII congresso mondiale dell'Associazione Internazionale di Scienza Politica, Monaco, 31 agosto – 5 settembre 1970.Google Scholar

54. «Molti dei fattori indicati che differenziano il Giappone dall'America Latina — la tradizione confuciana dell'istruzione, il senso di distintività culturale e la coincidenza dei confini culturali e politici, il momento temporale dell'industrializzazione rispetto alle tendenze demografiche e ideologiche mondiali — sono vantaggi insiti nella situazione del Giappone e che non possono essere riprodotti con un atto di volontà politica», Dore, Ronald P., Latin America and Japan Compared , in Johnson, John J. (ed.), Continuity and Change in Latin America , Stanford, Stanford University Press, 1964, pp. 227249, a p. 249. Per un altro tentativo, a mio avviso sterile, di trarre insegnamenti dal Giappone per applicarli nel contesto africano si veda Welch, Claude E., The Challenge of Change: Japan and Africa , in Spiro, H. J. (ed.), Patterns of African Development. Five Comparisons, Englewood Cliffs, Prentice Hall, 1967, pp. 63–90. Stranamente non è stato compiuto nessuno sforzo analogo di applicazione degli insegnamenti giapponesi agli altri paesi asiatici di cultura piú simile.Google Scholar

55. Montgomery, John D., Forced to Be Free: The Artificial Revolution in Germany and Japan , Chicago, University of Chicago Press, 1957.Google Scholar

56. Si noti peraltro che in tutti e tre i casi — Giappone, Germania e Unione Sovietica — si è avuta una autentica, rapida e profonda modernizzazione, piú avanzata nel settore economico che in quelli sociali e politico. La preferenza espressa dai paesi del Terzo Mondo per un modello di sviluppo di tipo socialista può essere originata, oltre che da ragioni obiettive di organizzazione della produzione, dal fatto che il socialismo è tipicamente percepito come una ideologia moderna e scientifica, mentre né il Giappone Meiji né la Germania di Bismarck possono presentarsi come allettanti alternative in campo ideologico.Google Scholar