A differenza di altre epoche storiche, quella antica è particolarmente selettiva dal punto di vista storiografico. La storia (o, meglio, le storie) dei Greci e l'imperium Romanum, con la sua cultura bilingue, operarono di norma un processo di selezione e talora manipolazione delle fonti, anche quando furono soccombenti in campo militare. Eccezioni marginali sono i casi in cui la storiografia e, in modo talora parallelo o addirittura antecedente, la retorica si esercitarono, anche con un certo successo, su episodi di storia controfattuale (o ucronía): il dilagare dei Persiani in Grecia nel 480, se gli Ateniesi non si fossero opposti, e l'ipotetica conquista di Alessandro in Occidente ne costituiscono gli episodi piú noti. Oltre a ció, niente di più che giochi letterario-storiografici vanno considerate opere come la De excidio Troiae historia di Darete Frigio, presunta traduzione latina di Cornelio Nepote, dedicata a Sallustio, dell'originale di un sacerdote troiano; testo che rappresenterebbe gli avvenimenti troiani dalla parte dei vinti.
La scrittura della storia operata dai vincitori del mondo classico, anche quando costoro subirono cocenti sconfitte, è favorita almeno in parte da una diversa prospettiva culturale dei popoli altri, che non conoscono forme storiografiche simili o comparabili a quelle greco-latine. Questi infatti privilegiano la cultura materiale e le forme di comunicazione orale (anche di tipo epico-folclorico) o monumentale (con un particolare tipo, spesso stereotipato, di scrittura esposta e di comunicazione di messaggi).