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Giovanni di Salisbury e l’italia del suo tempo

Published online by Cambridge University Press:  17 February 2016

Raoul Manselli*
Affiliation:
University of Rome
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Hospitem meum Placentinum dixisse recolo, virum utrique sanguine generosum, habentem prudentiam mundi huius in timore Domini, hoc in civitatibus Italiae usu frequenti celeberrimum esse, quod, dum pacem diligunt et iustitiam colunt et periuriis abstinent, tantae libertatis et pacis gaudio perfruuntur, quod nichil est omnino, quod vel in minimo quietem eorum concutiat. Cum vero prolabuntur ad fraudes et per varias iniustitiae semitas scinduntur in semet ipsis, statim vel fastum Romanum vel furorem Teutonicum aliudve flagellum inducit Dominus super eos, et permanet manus eius extenta, donee ipsi ab iniquitate per penitentiam revertantur; quo solo remedio apud illos omnis cessat tempestas. Adiciebat etiam, quod merita populi omnem evacuant principatum aut eum faciunt esse mitissimum, cum e contrario certum sit, quod propter peccata populi permittit Deus regnare hypocritam et impossible esse, ut diu regno gaudeat qui populi humiliatione et proprio fastigio superbe nimis exultat. Sed illius dicebat protendi principatum, qui apud se de conscientia humilitatis semper in se agitur, quasi regnet invitus. Haec mihi Placentinus hospes; et, ut credo, fidei consentaneum est’.

Type
Research Article
Copyright
Copyright © Ecclesiastical History Society 1994 

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References

1 In questa sede riteniamo superflua qualsiasi indicazione di opere generali di Giovanni di Salisbury; saranno date via via le referenze bibliografiche del caso. Non ci risulta, comunque, che le notizie e le osservazioni di Giovanni relative all’Italia siano state oggetto di uno studio particolare. II passo da noi citato à in Policraticus [(ed. C. C. I. Webb: Oxford 1909)] iv.11.1, pp 274-5. Concordiamo col Webb nel ritenere che non si tratti del grande giurista Placentino, anche se, senza dubbio, l’lnghilterra del XII secolo ebbe fra i suoi maestri almeno un giurista di formazione bolognese, quel Vacario a cui fu proibito di insegnare diritto romano (Policraticus viii.22, 2, p 399). C’è appena bisogno di ricordare che sul maestro Vacario esiste oggi l’importante lavoro di Ilarino da Milano, L’eresia di Ugo Speroni netla confutazione del maestro Vacario (Studi e Testi 115: Città del Vaticano 1945); Southern, R. W., ‘Master Vacarius and the Beginning of an English Academic Tradition’, Medieval Learning and Literature: Essays presented to R. W. Hunt (ed Alexander, J. J. G. and Gibson, M. T.: Oxford 1976) pp 257–86Google Scholar; Stein, P., ‘Vacarius and the Civil Law’, Church and Government in the Middle Ages: Essays presented to C. R. Cheney (ed Brooke, C. N. L., Luscombe, D., Martin, G. and Owen, D.; Cambridge 1976) pp 119–37.Google Scholar

2 Ottonis et Rahewini Gesta Friderici I imperatoris (ed G. Waitz und B. von Simson, MGH Scriptores rerum Germanicarum: Hanover-Leipzig 1912) pp 116-17.

3 Ci riferiamo ai passi, per quanto riguarda i lumbardi, del Policraticus vi.7,1, p 187 e vii.17,2, p 165 (con riferimento alia tradizione ambrosiana); quanto ai longobardi, vii.19,2, p 164.

4 Su Roma e sui territori sui quali il pontefice esercita la sua autorità, con tutti i problemi che ne nascevano, si veda specialmente The Historia Pontificalis [of John of Salisbury (ed M. Chibnall: London, 1956)].

5 Si pensi al giudizio di Giovanni sullo scisma in Policraticus viii.3, 2, pp 405-11; sui problema della divisione della Chiesa sono singolari le pp 402-3 nello stesso libro e capitolo mentre un amaro giudizio su Roma al tempo di Adriano IV si trova nel Polkraticus vi.24,2, pp 67-73. Queste citazioni non intendono, certo, Affrontare il problema del giudizio di Giovanni sulla Chiesa del suo tempo e sui rapporto Chiesa e stato, quanto servire a porre in luce atteggiamenti della mentalità e della psicologia di Giovanni.

6 Cfr. Policraticus vi. 17, 2, pp 44-6, nelle quali è inclusa anche la leggenda di Brenno, fondatore di città italiane, di cui si dirà immediatamente nel testo. Quanto a Geoffrey of Monmouth, basterà riferirsi alia nota delle rr 3 e 9 della p 45.

7 Cfr. Policraticus i.4,1, p 23.

8 Per la Roma classica pagine assai belle ci sembrano quelle dedicate a ‘Roma Aeterna’ in Liebeschütz, [H.], [Mediaeval Humanism in the Life and Writings of John of Salisbury (Studies of the Warburg Institute 17, London 1950)] pp 5862.Google Scholar

9 Cfr. Frugoni, A., Arnaldo da Brescia nellefonti del secolo XII (Studi Storici 8-9, Roma 1954) pp 107–39Google Scholar. Vi si troveranno tutte le indicazioni della pagine della Historia Pontificalis relative ad Arnaldo.

10 Cf Historia Pontificalis p 65.

11 Non possiamo dare qui le citazioni relative ai teutonici in Giovanni di Salisbury; nelle lettere dove vengono sempre rappresentati in termini negativi, mentre Federico Barbarossa è il tyrannus. Per il concetto di tyrannus in Giovanni va visto ancora l’opera cit. di Liebeschütz, pp 50-5.

12 La dcscrizione del pranzo, che a Giovanni rievoca il ricordo della cena di Trimalcionc di Pctronio Arbitro, è in Policraticus viii.7,2, pp 270-2.

13 Cf Hisloria Pontificalis pp 65-7.

14 L’episodio dell’elezione del vescovo di A vellino è in Policraticus vii. 19,2, pp 173-4. E’ intcrcssantc il confronto con vicende inglesi dello stcsso tipo, ma con risultati ed esiti divcrsi, chc fanno sospirarc cd indignare Giovanni.

15 Tutte le nostre citazioni si riferiscono all’ultima edizione delle lettere di Giovanni di Salisbury, [The] Letters [of John of Salisbury], 1-2 (ed. W.J. Millor, H. E. Butler and C. N. L. Brooke, NMT, OMT: London 1955 e Oxford 1979).

16 Per l’atteggiamento di Giovanni di Salisbury verso Federico Barbarossa, oltre ai testi delle lettere che piii avanti indicheremo, va tenuta presente l’introduzione al volume 2 della corrispondenza. Quanto alle wcende della Lega lombarda, si possono vedere i due volumi I problemi della civiltà comunale (ed C. D. Fonseca: Bergamo 1971) e Popolo e Stato in Italia nell’età di Federico Barbarossa: Alessandria e la Lega Lombarda (Torino 1970). La più comoda raccolta di documenti della Lega Lombarda è in Vignati, C., Storia diplomatica della Lega lombarda (Milano 1866Google Scholar, ristampa anastatica a cura di R. Manselli, Torino 1975) con aggiornamento bibliografico fino al 1974.

17 La lettera è sotto il numero 242 nel Letters, 2, pp 472-9. Per il concetto di tyraimus, rinviamo ancora all’opera e al luogo cit. di Liebeschütz alia nota 11.

18 Il problema è discusso nel Letters, 2, p 474, n 4. Si veda inoltre quanto a proposito di questo intreccio di vicende scrive P. Lamma, Comneni e Staufer: Ricerchesui rapporti fra Bisanzio e l’Occideitte nel secolo XII, 1-2 (Studi Storici 14-18 e 22-25, Roma 1955).

19 La letters è sempre al numero 242, p 474.

20 E’ specialmente probante il rinnovo del patto della Lega del 1169, in cui si dice testualmente: ‘et quam discordia duraverit inter Fredericum imperatorem dictum…’ C. Vignati, op. at., p 190.

21 Cf Letters, 2, 272, pp 552-71. Si badi che la lettera non è soltanto dedicata alle vicende italiane; per la serie dei fatti cui qui si parla rimane importante il libro di Cognasso, F., Il Piemonte nell’età sveva (Torino 1966).Google Scholar

22 Sia permesso in proposito di rinviare a R. Manselli ‘La grande feudalità italiana tra Federico Barbarossa e i comuni’, Popolo e Stato, pp 345-61.

23 Cf Letters, 2,272, pp 556-8.

24 Cf Letters, 2,272, pp 558-60; da altra fonte risulta che si trattava di Zilio da Prando.