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Poetry and Politics in the Comento of Lorenzo de' Medici

Published online by Cambridge University Press:  20 November 2018

Marianne Shapiro*
Affiliation:
Yale University

Extract

The Encomium of the Tuscan literary language which opens the Comento sopra alcuni de' suoi sonetti of Lorenzo the Magnificent has often been excerpted from its context and viewed in terms of its modernistic impetus to the furtherance of the volgare. Governing its survey of Tuscan tradition, however, is the spirit of cultural reminiscence which generally pervades the Comento.

Type
Research Article
Copyright
Copyright © Renaissance Society of America 1973

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References

1 Among the many studies evincing this persuasion which stress the ‘realistic’ aspects of Lorenzo's literary personality are Garsia, A., Il Magnifico e la Rinascita (Florence, 1923), pp. 7475 Google Scholar; Rho, E., Lorenzo il Magnifico (Bari, 1926), p. 75 Google Scholar, who designates Lorenzo ‘il meno letterato e il piu umano tra gli scrittori del ‘400'; Capasso, A., Tre saggi sullapoesia italiana del Rinascimento (Genoa, 1939), pp. 77292 Google Scholar; Cicognani, B., Lapoesia de Lorenzo il Magnifico (Florence, 1943)Google Scholar.emphasizes Lorenzo's ‘modernità’ and is echoed by Giacalone, G., L’ umanesimo letterario (Rome, 1959), p. 136 Google Scholar. Romagnoli, S., Momenti di vita civile e letteraria (Padua, 1966)Google Scholar, perceives the retrospective nature of Lorenzo's arguments for the volgare, ‘una delle piu acute pagine di storia della nostra lingua,’ but Dionisotti, C., Geografia e storia della letteratura italiana (Turin, 1967), p. 36 Google Scholar, characterizes them as aprogramma letterario for political expansion.

2 The scholastic elements of the prose are analyzed in M. Fubini's review of Sponano, R., Un capitolo di storia della nostra prosa, in his Studi sulla letteratura del Rinascimento (Florence, 1947), pp. 129131.Google Scholar

3 ‘Chi negherà nel Petrarca trovarsi uno stile grave, lepido e dolce, e queste cose amorose con tanta gravità e venustà trattate, quanta sanza dubbio non si truova in Ovidio, Tibullo, Catullo e Properzio o alcun altro latino?’ For the Comento I have used the edition of Lorenzo's Opere, ed. A. Simioni (Bari, 1913), I, 20. Further references will be cited in the text.

4 ‘… questo è quando il successo delle cose del mondo è tale, che facci universale e quasi comune a tutto il mondo quello che è proprio naturalmente d'una città o d'una provincia sola; e questo si può chiamare felicità e prosperità di fortuna che vera laude della lingua, perche Fessere in prezzo e assai celebrata una lingua nel m ondo consistc nella oppinione di quelli tali che assai l'apprezzano e stimano’ (p. 19).

5 ‘Tanto più aggiugnendosi qualche prospero successo ed augumento al fiorentino imperio, come si debbe solamente sperare, ma con tutto l’ingegno e forze per li buoni cittadini aiutare … pure questo, per essere in potestà della Fortuna e nella volontà dell'infallibile giudicio di Dio, come non è bene affermarlo, non è ancora da disperarsene’ (p.21).

6 Grayson, C., ‘Lorenzo, Machiavelli and the Italian Language,’ in Italian Renaissance Studies, ed. Jacob, E. (London, 1966), pp. 414420.Google Scholar

7 P. O. Kristeller, ‘Le origini e lo sviuppo della prosa volgare italiana,’ in Cultura neolatina, 10 (1950), 137-158; see also Folena, G., La crisi linguistica del ‘400 e l'Arcadia di I. Sannazaro (Florence, 1952), pp. 3ffGoogle Scholar.

8 Kristeller, p. 150.

9 Brum's, Laudatio urbis florentinae, ed. Kirner, G. (Bologna, 1899), p. 26 Google Scholar; Alberti, , the preface to Book III of the Tre libri della famiglia, ed. Pellegrini, C., rev. Spongano, R. (Florence, 1946)Google Scholar; Santini, E., ‘La produzione volgare di L. Bruni Aretino e il suo culto per le tre corone fiorentine,’ GSLI, 60 (1912), 289337 Google Scholar; and Migliorini, B., ‘Latino e volgare nel ‘400,’ in Lettere italiane, 6 (1954)Google Scholar, esp. 333ff.

10 ‘Se amato adunque la patria, sowenitela in questa parte, acciò che, come in moke altre cose tutte le italiche terre avanza, cose in questa ottenga il principato.’ Cristoforo Landino, ‘Oratione facta quando comincio a leggere in Studio i sonetti di M. Francesco Petrarca,’ in Corazzini, F., Miscellanea di cose inedite o rare (Florence, 1853), p. 131 Google Scholar.

11 J. R. Hale, ‘War and Public Opinion in Renaissance Italy,’ and L. F. Marks, ‘The Financial Oligarchy in Florence under Lorenzo,’ in Jacob, ed., Italian Renaissance Studies, pp. 105 and 125ff.; F. Catalano, ‘La crisi italiana alia fine del secolo XV,’ in Belfagor, 11 (July-Sept., 1956), 4-5.

12 Dionisotti, pp. 153-161.

13 ‘Crebbono queste due specie di scrittori crescendo lo imperio latino: e vennono al suo colmo in Virgilio et in Cicerone. Dipoi diminuendo quello, ancora ipse declinarono. Et finalmente sommersa Italia da varie inondazioni di barbariche nazioni al tutto perirono.’ Vita di Dante, in Autobiografie e vite de'maggiori scrittori italianifi.no al secolo decimottavo, ed. A. Solerti (Milan, 1903), p. 191. 6666

14 Alberti, p. 228.

15 ‘Fiorintino idioma, comune a tutta Italia et a molte externe nazioni assai familiare,’ Landino, ‘Oratione,’ p. 125.

16 M. Santoro, ‘Cristoforo Landino e il volgare,’ in GSLI, 131 (1954), 501-547.

17 ‘Ma gia fiorisce chi … sara ne’ primi tra i rarissimi. Mirabile certamente è il suo ingen go e … ad ogni cosa accomodato, che dovunche si volge pare che ad quel solo nato sia e sanza dubbio da celeste influcso. Gli procede ogni specie di poesia.’ Landino, Vita di Dante, in Solerti, p. 192.

18 ‘Pensavo oltr'a questo poter esser da qualcuno facilmente ripreso di poco giudicio, avendo consumato il tempo nel comporre e comentar versi, la materia e subietto de’ quali in gran parte fussi una amorosa passione; e questo essere piu reprensibile in me per le continue occupazioni e publiche e private, le quali mi dovevano ritrarre da simili pensieri…’ (p. 11). In this connection we recall, for example, Brum's condemnation of Boccaccio's life of Dante for Boccaccio's neglect of Dante's civic life in favor of Beatrice.

19 ‘E forse saranno ancora scritte in questa lingua cose sottile ed importanti e degne di essere lette …’ (p. 21).

20 Trabalza even attributed to Lorenzo the authorship of the quattrocento rules of Tuscan grammar whose text is in his Storia della grammatica italiana (Milan, 1908).

21 ‘Si pruova ogni bene essere canto migliore quanto e piu comunicabile ed universale’ (p. 18).

22 ‘Preferisco giovare a molti che piacere a pochi,’ Della famiglia, p. 233.

23 Garin, E., L'umanesitno italiano (Bari, 1958), pp. 99fF.Google Scholar

24 ‘… proporzionata alia natura umana; si può inferire il giudicio della dolcezza di tale armonia convenirsi a quelli che similmente sono bene proporzionati a riceverla, il giudicio de’ quali debbe essere accettato per buono, ancora che fussino; perche le sentenzie e giudici degli uomini più presto si debbono ponderare che numerare’ (p. 19).

25 ‘Massime perche la ebrea e la greca e la latina erano nel tempo loro tutte lingue materne e naturali, ma parlate o scritte più accuratemente e con qualche regola o ragione da quelli che ne sono in onore e in prezzo, che generalmente dal vulgo e turba popolare’ (P. 19).

26 For a summary of the philological controversy beginning approximately in 1435 and concentrating largely on the Flavio Biondo-Alberti dispute on the relationship of plebeian to literary language, cf. M. Vitale, ‘Le origini del volgare nelle discussioni dei filologi del ‘400,’ in Lingua Nostra, 14 (1950), 64-69.

27 Grayson, pp. 420-421.

28 ‘Ne si può chiamare vero o proprio bene quello che dipende da altri che da se medesimo; perche quelli tali, che 1'hanno in prezzo, potrebbero facilmente sprezzarla e mutare oppinione, e quelle condizioni mutarsi, per le quali, mancando la cagione, facilmente mancherebbe ancora la dignità e laude quella’ (p. 20).

29 ‘Queste laudi esterne, e che dipendono dalToppinione degli altri o dalla fortuna, non sieno laudi proprie’ (p. 20).

30 Dante, De vulgari eloquentia, I, ix, 6-7: ‘Cum igitur omnis nostra loquela … sit a nostro beneplacito reparata … , et homo sit instabilissimum atque variabilissimum ani- mal, nee durabilis nee continua esse potest, sed sicut alia que nostra sunt, puta mores et habitus, per locorum temporumque distantias variari oportet.’ The basic factor of linguistic change is thus for Dante the arbitrariness of language and the mutability of human nature: as man changes costume and manners, so does his language change in time and in space.

31 The closer correspondence of Tuscan to Latin aided the prestige and utility of Tuscan prose over that of other Italian vernaculars throughout the century: A. Vallone, ‘L'influsso del latino sulla prosa del ‘400,’ in Giomale italiano di Filologia, 6 (1953), 221- 232.

32 It is important to bear in mind that the cornice is largely this, a structural principle. In Renaissance Theory of Love (New York, 1952), J. Nelson argues that the Platonism of the Comento is ultimately less genuine than his native hedonism: ‘Lorenzo's theories … are a synthesis of Platonism and the lyrical tradition of the early Renaissance, stated with moderation and good sense’ (p. 46).

33 It is in a similar spirit that Poliziano exalts the educative function of poetry, its role not distinguished from that of oratorical eloquence. By immortalizing great undertakings poetry conquers Time and Fortune and is nearly identifiable with History, all three allegorical subjects companions in the Stanze, II, 32, and the tenth epistle: E. Bigi, ‘La cultura del Poliziano,’ in Poliziano e altri studi umanistici (Pisa, 1966), pp. 67-101.