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LE ELEZIONI DEGLI ANNI SETTANTA: TERREMOTO O EVOLUZIONE?

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Negli ultimi anni gli studiosi dei fenomeni elettorali hanno avuto a disposizione abbondante materiale per le loro analisi. Dalla primavera del 1972 a quella del 1976 si sono tenute, infatti, ben quattro consultazioni a carattere nazionale. Alle elezioni politiche del 1972 hanno fatto seguito il referendum sul divorzio del 1974, le elezioni regionali del 1975 e le recentissime elezioni per il rinnovo del parlamento. Questa successione di elezioni a breve scadenza consente di sottoporre a continue verifiche le interpretazioni di volta in volta avanzate. In uno scritto apparso di recente su questa rivista ho analizzato i risultati delle elezioni regionali del 1975 mettendo in luce il ruolo giocato da fattori legati al ricambio del corpo elettorale. In questo articolo mi propongo di dimostrare che lo schema di analisi avanzato in quella sede può essere applicato con risultati soddisfacenti alle elezioni del 1976. Dopo una breve discussione del modello utilizzato vengono presentati alcuni dati sul ricambio del corpo elettorale ed esaminate alcune stime ricavate da indagini demoscopiche sul travaso di voti da destra a sinistra. Seguono alcune verifiche dello schema a livello nazionale e regionale ed una breve analisi dei fenomeni di concentrazione dei suffragi a vantaggio del PCI e della DC all'interno dei due schieramenti di sinistra e di centro-destra. Nella parte conclusiva del saggio si dimostra che i risultati del 1976 lungi dal rappresentare una inversione di tendenza rispetto a quelli del 1975 costituiscono una ulteriore conferma dell'esistenza di un processo di graduale mutamento nella distribuzione delle preferenze politiche in Italia.

Summary

Summary

Since the beginning of the 70's, Italy has passed through four major electoral consultations. Building upon the basis of electoral data, survey reports and estimates from a previous article (published in the December 1975 issue of this Review), the author formulates a framework for the understanding of the results and the shifts.

To a large extent, the results can be better explained by looking at changes in the composition of the electorate — 18 year old were granted the right to vote just before the 1975 regional elections — and the reduction in the percentage of old voters which used to cast their votes disproportionately in favor of center-right parties.

The major emphasis of the article is upon the transfer of votes from the center right to the left to the benefit of the PCI, and from minor centrist parties to the DC. The first trend, which is likely to continue, is fundamentally explained by disproportionate Communist gains from the new voters, and secondarily by a high rate of voters' defections from the center-right parties and the DC.

On the basis of his model and the evidence here gathered and analyzed, the author argues that, contrary to widespread beliefs, Italy is not witnessing an electoral eartquake, but experiencing a process of gradual and continuous changes in the distribution of political preferences.

Type
Ricerche
Copyright
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References

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2. Queste stime del ricambio complessivo verificatosi tra il 1946 ed il 1976 sono state ricavate dal seguente calcolo che è piuttosto approssimativo. Nel 1946 gli aventi diritto al voto erano poco piú di 28 milioni. Dal 1946 al 1976 sono decedute in Italia circa 15 milioni di persone di cui 13 milioni e 300 mila in età superiore ai 20 anni. Sottraendo questa cifra all'elettorato originario del 1946 abbiamo il numero degli elettori sopravissuti, cioè circa 14 milioni e settecentocinquantamila persone. Poiché nel 1976 gli aventi diritto al voto erano 40,5 milioni il numero di elettori iscritti alle liste elettorali tra il 1946 ed il 1976 può essere ricavata per differenza e risulta essere di circa 25 milioni e settecentomila unità. Secondo questo calcolo il numero medio di cancellazioni per anno risulta essere di 443 mila unità mentre in media le trentatre leve di nuovi elettori comprendevano in media 780 mila persone.Google Scholar

3. La continuità elettorale è esaurientemente documentata nel volume Il comportamento elettorale in Italia a cura di Giorgio Galli, Bologna, Il Mulino, 1968. Per una discussione dei meccanismi che assicurano la continuità delle tradizioni politiche rinvio al mio saggio, Political Traditions as Contextual Variables: Partisanship in Italy , in «American Journal of Political Science», August 1976.Google Scholar

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6. La percentuale è basata su di una rielaborazione di dati rilevati dall'istituto Doxa. Cfr. Ricambio elettorale e identificazioni partitiche, cit., p. 520, Tabella 2.Google Scholar

7. La stima è basata su dati tratti dalla ricerca condotta nel 1975 da Giovanni Sartori e Alberto Marradi dell'Istituto di Scienza Politica dell'Università di Firenze.Google Scholar

8. Ricambio elettorale e identificazioni partitiche, cit., p. 520. Questa stima è confermata anche da una recente valutazione dell'Istituto Doxa. Si veda in proposito la lettera del Dr. Salamon al «Corriere della Sera», 27 giugno 1976, p. 5.Google Scholar

9. Tobagi, W. assegna alle sinistre il 53,9% dei suffragi giovanili («Corriere della Sera», 25 giugno 1976); secondo «Rinascita» (25 giugno 1976) le sinistre avrebbero avuto il 54,7% dei voti dei nuovi elettori.Google Scholar

10. Su sviluppo economico e comportamento elettorale si veda Galli, G., Dal bipartitismo imperfetto alla possibile alternativa, Bologna, Il Mulino, 1975, specialmente il capitolo 3, pp. 69116.Google Scholar

11. Political Traditions as Contextual Variables, cit., pp. 376379.Google Scholar

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13. Sulla corrispondenza delle preferenze politiche all'interno dei nuclei familiari vedasi la Tab. 7 del mio saggio Canali di comunicazione politica e orientamenti dell'elettorato , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974), p. 381.Google Scholar

14. Ricambio elettorale e identificazioni partitiche, cit., Tabella 3, p. 521.Google Scholar

15. A parte l'errore statistico di campionamento, l'incertezza relativa a questa stima deriva dalla nota riluttanza degli intervistati a rivelare il loro voto. Ciò riduce il numero dei casi a disposizione per l'analisi e quindi anche l'attendibilità delle inferenze.Google Scholar

16. La mia conclusione è molto diversa da quella avanzata su questo punto nel documentato e stimolante saggio di Parisi, A. e Pasquino, G., 20 giugno: struttura politica e comportamenti elettorali , in «Il Mulino», XXV (1976), pp. 342386. Gli autori sostengono che l'aumento della forza del PCI non si è dato a spese degli altri partiti di sinistra in quanto l'espansione dei voti comunisti è nettamente superiore all'aumento dell'area di sinistra nel suo complesso (p. 349). Questa conclusione, ineccepibile fino a quando non si analizzano separatamente le diverse componenti delle variazioni, mi pare sia insostenibile alla luce delle ipotesi alternative sul ricambio e sulla destinazione delle defezioni ora viste.Google Scholar

17. Si veda ad esempio Ghini, C., Il terremoto del 15 giugno, Milano, Feltrinelli, 1976. In copertina del volume si legge: «Il 15 giugno gli elettori italiani hanno provocato un vero e proprio ciclone. Esso ha infuriato sulla scena politica lasciando dietro di sé detriti e rottami».Google Scholar

18. Ricambio elettorale e identificazioni partitiche, cit., p. 539.Google Scholar

19. Ricambio elettorale e identificazioni partitiche, cit., specialmente pp. 526538.Google Scholar