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I VALORI POSTMATERIALISTI DIECI ANNI DOPO

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Nella seconda metà degli anni ‘70, sotto la direzione di Giovanni Sartori e Alberto Marradi è stata condotta la sezione italiana di un'indagine internazionale su «Insoddisfazione, protesta e mutamento nelle società post-industriali», i cui risultati sono stati commentati più volte su questa rivista. Il disegno di tale ricerca prevedeva ampio spazio per l'analisi degli orientamenti dei giovani, in particolare alla luce del tema della «rivoluzione silenziosa», avanzato da Ronald Inglehart. Con tale formula suggestiva il politologo americano aveva sintetizzato la novità, rispetto al consueto panorama politico, costituita dai movimenti di contestazione giovanile della fine degli anni ‘60.

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Ricerche
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References

1 Alcuni risultati di questa ricerca sono stati presentati sulla «Rivista Italiana di Scienza Politica» da Sartori, G. e Sani, G., Frammentazione, polarizzazione e cleavages: democrazie facili e difficili, VIII (1978), pp. 339361; da Marradi, A., Dimensioni dello spazio politico in Italia, IX (1979), pp. 263–296; da Nardi, R., Sono le condizioni economiche a influenzare i valori? Un controllo dell'ipotesi di Inglehart, X (1980), pp. 293–315.Google Scholar

2 Cfr. Bell, D., The Coming of Post-industrial Society, New York, Basic Books, 1973, p. 119; Touraine, A., La società post-industriale, in «Rassegna Italiana di Sociologia», XI (1970), p. 339.Google Scholar

3 Clausola di esclusione introdotta nel 1956 in Germania Occidentale. Come è noto, tale correttivo del sistema proporzionale non prevede alcuna rappresentanza al Bundestag per i partiti che non abbiano superato la soglia del 5% dei voti.Google Scholar

4 Mannheim, K., Il problema delle generazioni , in Kecskemeti, P. (a cura di) Sociologia della conoscenza, Bari, Dedalo, 1974, pp. 323375.Google Scholar

5 Ibidem, p. 347.Google Scholar

6 Ibidem (corsivo dell'autore). Evidente, anche se in questo caso non esplicitamente dichiarata, la connessione con la sociologia di Max Scheler.Google Scholar

7 Mannheim allude, oltre che a Comte, a Dromel, (La loi des révolutions, les générations, les nationalités, les dynasties, les réligions, Paris, 1862) e a Mentré, (Les générations sociales, Paris, 1920). All'indirizzo positivista Mannheim contrappone lo storicismo di Dilthey. Alla luce dei contributi di quest'ultimo istituisce una distinzione tra collocazione e legame di generazione, ampiamente debitrice della nozione di Zeitgeist in quanto fondata sulla misura in cui gruppi sociali concreti fanno propri «contenuti sociali e spirituali reali» (p. 352) tipici di un determinato periodo storico.Google Scholar

8 Ibidem, p. 351.Google Scholar

9 L'influenza di Freud sul pensiero antropologico inizia con le opere di Abraham Kardiner, animatore — con Ralph Linton — della corrente di «Cultura e personalità». Per una critica di tale approccio cfr. Tullio-Altan, C., Manuale di antropologia culturale, Milano, Bompiani, 1971, pp. 265278 e Bastide, R., Antropologia applicata, Torino, Boringhieri, 1975, p. 138.Google Scholar

10 Anche il concetto psicologico di «socializzazione» implica un processo di irrigidimento delle caratteristiche della personalità, che perde rapidamente l'originale plasmabilità. Vedi Child, I. L., Socialization , in Lindzey, G. (a cura di), Handbook of Social Psychology, Cambridge Addison-Wesley, 1954, Vol. II, pp. 655692.Google Scholar

11 Ryder, N. B., The Cohort as a Concept in the Study of Social Change , in «American Sociological Review», XXX (1965), pp. 843861. Ryder, Secondo, «una coorte può essere definita un aggregato di individui (entro una particolare popolazione) che ha sperimentato lo stesso evento nello stesso intervallo di tempo» (p. 845). Si veda anche Glenn, N. D., Cohort Analysts' Futile Quest: Statistical Attempts to Separate Age, Period and Cohort Effects, in «American Sociological Review», XLI (1976), pp. 900–904. Per l'uso in demografia del concetto di coorte vedi Livi-Bacci, M., Introduzione alla demografia, Torino, Loescher, 1981, p. 71.Google Scholar

12 Una prima versione dell'articolo citato da Ryder era stata presentata nel 1959 alla riunione annuale dell'American Sociological Association.Google Scholar

13 Tra le opere pubblicate in quel periodo, non ha perso interesse Goodman, P., La gioventù assurda, Torino, Einaudi, 1977 3 (l'ediz. originale risale al 1956). Cfr anche Berger, B. M., How Long Is A Generation, in «British Journal of Sociology», XI (1960), pp. 10–23; Matza, D., Subterranean Traditions of Youth, in «Annals of the American Academy of Political and Social Science», n. 338 (1961), pp. 102–118; Coleman, A., The Adolescent Society, New York, Free Press, 1961.Google Scholar

14 Eisenstadt, S. N., From Generation to Generation. Age Groups and Social Structure, London, Routledge & Kegan Paul, 1956. L'autore attribuisce ai gruppi di età la funzione di integrazione sociale che i legami parentali assolvono nelle società tradizionali.Google Scholar

15 Mead, M., Generazioni in conflitto, Milano, Rizzoli, 1972, p. 110.Google Scholar

16 Ariès, P., Generazioni , in Enciclopedia Einaudi, Vol. VI, Torino, 1979, p. 561.Google Scholar

17 Sul behaviorismo in scienza politica, vedi Dahl, R. A., The Behavioral Approach in Political Science , in «American Political Science Review», LV (1961); Pasquino, G., Comportamentismo , in Bobbio, N. e Matteucci, N. (a cura di), Dizionario di Politica, Torino, Utet, 1976, pp. 179–182; Marradi, A., Concetti e metodi in scienza politica, Firenze, Giuntina, 1980, pp. 123–154.Google Scholar

18 Il principio, messo a punto con chiarezza da Montesquieu nell'Esprit des Lois (1748), ricorre soprattutto in Condillac, Rousseau e Volney.Google Scholar

19 Lorenz, K., L'ostilità tra generazioni e le sue probabili cause etologiche , in Evans, R. I. (a cura di), Lorenz allo specchio, Roma, Armando, 1977, pp. 175212.Google Scholar

20 Ibidem, p. 198. Il tema è ripreso e approfondito nell'opera maggiore di Lorenz, , L'altra faccia dello specchio, Milano, Bompiani, 19822, pp. 368 ss.Google Scholar

21 Id., L'ostilità tra generazioni, cit., p. 203.Google Scholar

22 Per la critica del comportamentismo, cfr. Lorenz, K., Evoluzione e modificazione del comportamento, Torino, Boringhieri, 1971, pp. 2647.Google Scholar

23 Neugarten, B. L., Personality and the Aging Process , in Williams, R. H., Tibbits, C. T. e Donahue, W. (a cura di) Processes of Aging, New York, Atherton Press, 1963, Vol. I, pp. 321334; Craig, G. J., Lo sviluppo umano, Bologna, Il Mulino, 1982.Google Scholar

24 Un chiaro esempio degli effetti del ciclo-di-vita sugli orientamenti di valore è fornito da Marradi in Tullio-Altan, C. e Marradi, A., Valori, classi sociali, scelte politiche, Milano, Bompiani, 1976, p. 369. Traduco l'espressione life-cycle con ‘ciclo-di-vita’, che mi pare abbia un più preciso riferimento demografico rispetto a ‘ciclo vitale’, espressione recentemente usata da Giovannini, P., Astensionismo elettorale e questione giovanile, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», XII (1982) pp. 457–477.Google Scholar

25 Il mutamento politico indotto anche nelle società tradizionali dal succedersi delle generazioni è stato discusso in particolare da Balandier, G., Società e dissenso, Bari, Dedalo, 1977, pp. 81132.Google Scholar

26 Craig, , Lo sviluppo umano, cit., p. 397 dell'edizione americana (Human Development, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 19802).Google Scholar

27 Alberoni, F., Classi e generazioni, Bologna, Il Mulino, 1970, p. 15.Google Scholar

28 Hyman, H. H., Political Socialization, New York, Free Press, 1969 2. Per Hyman bisogna ipotizzare tre processi sottostanti quello che egli chiama Il ‘complesso generazionale’: «gli anziani cambiano rispetto a quello che erano sotto l'impatto dell'età e del cumularsi dell'esperienza; i giovani sono formati da un differente Zeitgeist e in parte riflettono il loro status temporaneo di giovani» (p. 104).Google Scholar

29 Tullio-Altan, C. e Cartocci, R., Modi di produzione e lotta di classe in Italia, Milano, Isedi, 1979, pp. 197199.Google Scholar

30 Pionieristiche sono state le ricerche di Pressey, che nel 1923 e nel 1943 ha utilizzato due campioni di 1700 studenti dell'Ohio: Pressey, S., Changes front 1923 to 1943 in the Attitudes of Public School and University Students , in «Journal of Psychology», XXI (1946), pp. 173188. Cfr. anche la discussione sullo «age cohort sequential design» in Craig, , op. cit, p. 23. Il riferimento a mutamenti di ampia portata differenzia queste indagini da quelle condotte con la classica tecnica del panel, che mira a individuare un mutamento di atteggiamenti in rapporto a specifiche condizioni, come una campagna elettorale o un programma scolastico; cfr. Lazarsfeld, P. F., L'uso dei panels nelle ricerche sociali, in id., Metodologia e ricerca sociologica, Bologna, Il Mulino, pp. 541–555.Google Scholar

31 Alcuni importanti contributi si trovano sui numeri monografici delle seguenti riviste: «Quaderni di Sociologia», XVIIII (1969), n. 1–2; «Revue Internationale des Sciences Sociales», XXIV (1972), n. 2; «Journal of Social Issues», XXX (1974), n. 3. Vedi inoltre Rowntree, J. e Rowntree, M., Youth and Class: the Political Economy of Youth, in «Our Generation», VI (1968); Statera, G., Storia di un'utopia, Milano, Rizzoli, 1973. Tra le ricerche empiriche sulla condizione giovanile in Italia si vedano Grasso, P. G., Gioventù e innovazione, Roma, AVE, 1974; Scarpati, R., La condizione giovanile in Italia, Milano, Angeli, 1973. Agli stessi dati (interviste a 7500 giovani effettuate nel 1970) si riferiscono anche Tullio-Altan, C., I valori difficili, Milano, Bompiani, 1974; Tullio-Altan, e Marradi, , op. cit. Un confronto longitudinale con gli stessi dati è contenuto in Tullio-Altan e Cartocci, op. cit. Un'interpretazione dei movimenti giovanili in termini di immaturità e regressione (per alcuni versi analoga a quella di Lorenz) è fornita da Calvi, G., La classe fortezza, Milano, Angeli, 1980, p. 61.Google Scholar

32 Roszak, T., Nascita di una controcultura, Milano, Feltrinelli, 1971; Reich, C., The Greening of America, New York, Random House, 1970; Cross, H. J. e Pruyn, E. L., Youth and the Counterculture , in Adams, J. F. (a cura di), Understanding Adolescence, Boston, Allyn & Bacon, 1973 2 ; Hall, S. e Jefferson, T. (a cura di) Resistence Through Rituals: Youth Subcultures in Postwar Britain, London, Hutchinson, 1976.Google Scholar

33 Inglehart, R., The Silent Revolution in Europe: Inter generational Change in Post-Industrial Societies , in «American Political Science Review», LXV (1971), pp. 9911017; Id., Values Objective Needs and Subjective Satisfaction among Western Publics, in «Comparative Political Studies», IX (1977) pp. 429–458; Id. The Silent Revolution: Changing Values and Political Styles among Western Publics, Princeton, University Press, 1977, trad. it. La rivoluzione silenziosa, Milano, Rizzoli, 1983.Google Scholar

34 Maslow, A., Motivazione e personalità, Roma, Armando, 1973, p. 87.Google Scholar

35 Ibidem, p. 119.Google Scholar

36 Inglehart non spende una sola parola per giustificare il passaggio da una prospettiva individuale a una storico-culturale: cfr. Inglehart, The Silent Revolution, cit., pp. 2223.Google Scholar

37 Ibidem, p. 23.Google Scholar

38 Ibidem, pp. 31 ss.Google Scholar

39 Ibidem, pp. 3234.Google Scholar

40 Ibidem, p. 82. Inglehart riporta una tabella in cui la relazione tra valori postmaterialisti e istruzione superiore è molto forte per tutte le coorti e cresce per i più giovani. Sulla base della tabella è impossibile attribuire all'età un effetto superiore a quello dell'istruzione.Google Scholar

41 Vedi l'indice SES (p. 78) e il ricorso alla path analysis con variabili esclusivamente dicotomiche (p. 87). In tema di procedure discutibili è da menzionare anche il tentativo di Dalton, R. J. di identificare gli effetti-coorte. Egli ha utilizzato come unità di analisi non gli individui ma le coorti, sopprimendo in tal modo tutta la varianza interna alle singole categorie. Vedi Dalton, R. J., Was There a Revolution? A note on Generational Versus Life Cycle Explanations of Value Differences , «Comparative Political Studies», IX (1977), pp. 459473.CrossRefGoogle Scholar

42 Inglehart, , The Silent Revolution, cit., pp. 322362. La capacità di gruppi postmaterialisti di creare tensioni nel sistema politico (avanzando richieste impossibili da soddisfare) è stata messa in evidenza da Huntington, S., La politica nella società post-industriale, «Rivista Italiana di Scienza Politica», IV (1974), pp. 489–527; e da Marsh, A., Protest and Political Consciousness, London, Sage, 1977, p. 196. Anche Marsh è ricorso alla tecnica di raccolta dei dati usata da Inglehart, ma la sua analisi è condotta con maggiore accuratezza e sofisticazione.Google Scholar

43 Nardi, , op. cit. , p. 302.Google Scholar

44 Inglehart, , The Silent Revolution, cit., p. 31.Google Scholar

45 Nardi, , op. cit. , p. 315.Google Scholar

46 L'indice è inedito; ringrazio Marradi per avermi consentito di utilizzarlo.Google Scholar

47 Almond, G. e Verba, S., The Civic Culture, Princeton University Press, 1963, pp. 135 ss.Google Scholar

48 Tullio-Altan, e Marradi, , op. cit. , pp. 375379; Tullio-Altan, e Cartocci, op. cit., pp. 206–220.Google Scholar

49 Barbagli, M. e Dei, M., Le vestali della classe media, Bologna, Il Mulino, 1969. Cfr. anche l'ampia bibliografia in A. Oppo (a cura di), La socializzazione politica, Bologna, Il Mulino, 1980.Google Scholar

50 Inglehart, , The Silent Revolution, cit., pp. 7883.Google Scholar

51 Tullio-Altan, , op. cit. , pp. 3538; Tullio-Altan, e Marradi, , op. cit., p. 376.Google Scholar

52 L'indice è stato calcolato sottraendo il numero di anni trascorsi a scuola dall'età degli intervistati diminuita di 6 (periodo prescolare). A quanto mi risulta è stata impiegata per la prima volta da Marradi: cfr. Tullio-Altan, e Marradi, , op. cit. , p. 375.Google Scholar

53 Mannheim, , op. cit. , p. 353.Google Scholar

54 L'indagine, condotta da Alberto Marradi e da chi scrive, aveva come oggetto l'immagine delle aziende a partecipazione statale ed era stata promossa dall'Italsider. Si ringraziano i dirigenti della Nuova Italsider per aver reso possibile l'acquisizione di questi dati.Google Scholar

55 Queste considerazioni si rifanno al fondamentale testo di Thurstone, L. L. e Chave, E. J., La misura dell'atteggiamento , in Arcuri, L. e Flores D'Arcais, G. B., La misura degli atteggiamenti, Firenze, Giunti, 1977, pp. 91178. Una posizione analoga è contenuta in Marradi, Misurazione e scale: qualche riflessione e una proposta, «Quaderni di Sociologia», XXIX (1981), p. 628.Google Scholar

56 Si ringraziano i responsabili della Camera del Lavoro di Prato (promotori dell'indagine), Paolo Chiozzi e Alessandro Macelli (che l'hanno diretta) per aver autorizzato l'uso di questi dati ancora inediti.Google Scholar

57 Si tratta di scale (da 0 a 10, oppure da 0 a 100) su cui gli intervistati devono stabilire la propria posizione nei confronti di particolari oggetti (in questo caso partiti), posto che gli estremi della scala corrispondono al massimo di atteggiamento positivo e negativo. Cfr. Marradi, , Misurazione e scale, cit. pp. 631632.Google Scholar