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DESTRA, SINISTRA O CENTRO? SULLA LEGITTIMAZIONE DI PARTITI E COALIZIONI NEL SUD EUROPA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

In ultima analisi i partiti politici servono a governare, ma quali partiti hanno titolo a governare? Se in molti paesi la scelta riflette pacificamente i normali mutamenti nelle preferenze partitiche degli elettori, le cose non sono cosí semplici nell'Europa del Sud. Il risorgere di un sistema di partiti dopo decenni di autoritarismo in Spagna e Portogallo, la ripresa della competizione partitica dopo un piú breve intervallo di dittatura militare in Grecia, una crisi acutissima dei vecchi equilibri di partito e di coalizione in Italia, aprono infatti un periodo di difficile transizione e propongono con urgenza il delicato dilemma continuismo-rottura, mettendo cosí in questione la credibilità di governo e persino la legittimità di molti partiti, nonché dei sistemi di partito e perciò stesso delle coalizioni di governo che essi esprimono. A riguardo di queste ultime possiamo offrire due criteri di classificazione su cui si appuntano scelte e valutazioni di merito: il primo e sincronico ha come oggetto la composizione, l'ambito e la collaborazione spaziale lungo lo spettro partitico di una data coalizione di governo; il secondo e diacronico ha come oggetto l'alternanza o meno delle coalizioni. A metterli insieme, i due criteri ci danno quattro modi di stare al governo (Fig. 1), compresi tra due estremi idealtipici — governare insieme e a tempo indefinito, governare separatamente e a turno.

Type
Saggi
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

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References

1 «El País», 22 gennaio 1978.Google Scholar

2 Sulle coalizioni regnanti e governanti, vedi Almond, G. et al., Crisis, Choice, and Change, Boston, Little, Brown, 1973.Google Scholar

3 A tal punto che Gabriel Almond e i suoi colleghi hanno dedicato un intero volume al tema delle coalizioni inaugurali (ibid.), e Philippe Schmitter ha centrato una recente analisi del Portogallo post-Caetano su concetti analoghi (P. Schmitter, Historical Bloc Formation and Regime Consolidation in post-Authoritarian Portugal, novembre 1976, ciclostilato). Una analisi oggi classica del ruolo fondamentale della fase inaugurale nella costituzione dei sistemi partitici è in Loewenberg, G., The Remaking of the German Party System , in Dogan, M. e Rose, R., (eds.), European Politics, Boston, Little, Brown, 1971, pp. 259279.Google Scholar

4 Per una discussione di crisi, transizioni e rivoluzioni come arene decisive dei conflitti di gruppo, vedi Tilly, C., Revolutions and Collective Violence , in Greenstein, F. and Polsby, N., (eds.), Handbook of Political Science, vol. 3 Reading, Mass., Addison-Wesley, 1975, cap. 5.Google Scholar

5 Bendix, R., Tradition and Modernity Reconsidered , in Bendix, R., Embattled Reason, New York, Oxford University Press, 1970.Google Scholar

6 Schmitter, P., Historical Bloc Formation, cit.Google Scholar

7 di Palma, G., Italia, Portogallo, Spagna: ipotesi su tre regimi alla prova , in «Prospettive Settanta», 3, gennaio-marzo 1977, pp. 4162.Google Scholar

8 Easton, D., A Framework for Political Analysis, Englewood Cliffs, N.J., Prentice-Hall, 1965.Google Scholar

9 Downs, A., An Economic Theory of Democracy, New York, Harper, 1957.Google Scholar

10 Neppure il fascismo italiano — nonostante le aspirazioni totalitarie in realtà inconsistenti in regimi come quelli di Franco, Primo de Rivera, Salazar, Metaxas o dei colonnelli greci — cercò mai di imporsi come dittatura di un solo partito.Google Scholar

11 Kirchheimer, O., Confining Conditions and Revolutionary Breakthroughs , in «American Political Science Review», 49 (1965), pp. 964974.Google Scholar

12 Dato il tema di questo saggio, l'accento viene posto sul ruolo dei partiti nella transizione. Minore (o indiretto) rilievo viene attribuito al ruolo dei grands corps, sindacati, organi costituzionali, chiese, presidenti e primi ministri, e organi transizionali appositamente costituiti.Google Scholar

13 Su questo punto, vedi il piú recente di Palma, G., Surviving Without Governing: the Italian Parties in Parliament, Berkeley, University of California Press, 1977, trad. it. Sopravvivere senza Governare, Bologna, Il Mulino, 1978, e Tarrow, S., The Italian Party System Between Crisis and Transition, in «American Journal of Political Science», XXI (1977), pp. 193224.Google Scholar

14 Per un'analisi dei vari stadi e della successione delle arene coin-volte nella crisi delle democrazie, vedi Linz, J., Crisis, Breakdown, and Reequilibration of Competitive Democracies , in Linz, J. and Stepan, A., (eds.), Breakdown and Crises of Democracies (in corso di stampa). L'analisi si ispira allo studio di K. D. Bracher sulla caduta della Repubblica di Weimar, ed è stata usata da Paolo Farneti per esaminare la caduta del liberalismo nell'Italia prefascista. Vedi Farneti, P., La crisi della democrazia italiana e l'avvento del fascismo:. 1919–1922, in «Rivista Italiana di Scienza Politica», V (1975), pp. 45–82.Google Scholar

15 Sani, G., The PCI at the threshold , in «Problems of Communism», XXV, nov.-dic. 1976, pp. 2751. Si tratta di uno dei numerosi studi di Sani dedicati alle origini dei riallineamenti di partito in Italia.Google Scholar

16 Un trattamento piú esteso di tutti questi punti si trova in di Palma, G., Political Syncretism in Italy: Historical Coalition Strategies and the Present Crisis , Policy Papers in International Affairs (Berkeley, Institute of International Studies, 1978).Google Scholar

17 Non c'è bisogno di dire che, per l'analisi delle varie caratteristiche del regime (pluralismo limitato, personalismo, legittimità, ecc.) sono debitore verso il lavoro di Juan Linz. Vedi anche, sul ruolo di Franco, della sua «famiglia politica» e del suo gabinetto nel processo decisionale politico-burocratico, Gunther, R., Spanish Budgetary Politics, , Berkeley, University of California, 1977.Google Scholar

18 C'è da chiedersi cosa sarebbe successo in Spagna dopo Franco, se Carrero Blanco non fosse stato ucciso nel dicembre 1973.Google Scholar

19 A proposito di queste riforme e del loro rapporto con la successiva inaugurazione democratica vedi Morlino, L., Dal pluralismo limitato al pluralismo competitivo. Partiti e sindacati , in de Vergottini, G. (a cura di), Una Costituzione democratica per la Spagna, Milano, Franco Angeli, 1978, cap. 5.Google Scholar

20 Dovrei chiarire che ciò che sto cercando di spiegare non è tanto perché, contrariamente a tutte le aspettative, il gioco democratico è seriamente ripreso dopo la morte di Franco, ma piú semplicemente perché, dato questo per scontato, il gioco includa un ampio spettro, da destra a sinistra, di forze tollerate.Google Scholar

21 Il fatto che le reciproche esclusioni della Seconda Repubblica implicassero allora una dose considerevole di errori di valutazione e di paure interne (o di ottimistica assunzione di rischi) può anzi essere un ulteriore motivo della tattica piú cauta adottata oggi. Resta il fatto che i contesti storici e culturali al cui interno si verificano eventi «simili» possono essere considerevolmente diversi e che la storia non necessariamente si ripete. Sulla apertura democratica nella repubblica spagnola, vedi Linz, J., From Great Hopes to Civil War: The Breakdown of Democracy in Spain , in Linz, J. and Stepan, R., (eds.), Breakdown and Crises, cit.Google Scholar

22 Ho in mente la distinzione di Giovanni Sartori fra pluralismo partitico limitato e moderato. Piú recentemente, vedi Sartori, , Parties and Party Systems, Cambridge, Cambridge University Press, 1976, cap. 6.Google Scholar

23 Per una analisi della rivoluzione in questa chiave, vedi Schmitter, P., Liberation by Golpe: Retrospective Thoughts on the Demise of Authoritarian Rule in Portugal , in «Armed Forces and Society», II (1975), pp. 533.CrossRefGoogle Scholar

24 Questa dinamica degli eventi costituisce una interpretazione-tipo in molti autori.Google Scholar

25 Relativamente ai due approcci alla legittimazione, applicati rispettivamente alla Grecia di Karamanlis e al Portogallo, vedi Pasquino, G., L'instaurazione dei regimi democratici in Grecia e Portogallo , in «Il Mulino», 238, marzo-aprile 1975, pp. 217–237. Pasquino distingue tra legittimazione elettorale e legittimazione attraverso la soluzione dei problemi.Google Scholar

26 Le cose avrebbero potuto certo andare diversamente, ma resta il fatto che militari e comunisti mancarono di calcolare il surplus materiale ed intellettuale necessario per portare avanti una strategia rischiosa. Questo è il punto cui si riferisce Schmitter quando parla delle difficoltà di realizzare un blocco storico gramsciano mentre si sostiene una rivoluzione. Vedi Schmitter, , Historical Bloc Formation, cit.Google Scholar

27 di Palma, G., Italia, Portogallo, Spagna, cit., p. 58.Google Scholar

28 La coalizione si presenta in realtà come un governo socialista con la partecipazione di personalità rappresentative del CDS. Come spesso in Europa meridionale, queste sottili distinzioni hanno la loro importanza.Google Scholar

29 Il saggio è stato scritto prima della crisi di governo che ha segnato la rottura della alleanza tra PSP e CDS (N.d.R.).Google Scholar

29 In effetti, il PSP e il PSOE si erano appena uniti mentre stavo terminando la prima stesura di questo saggio.Google Scholar

30 Per un confronto e per molti punti trattati qui, vedi Pasquino, G., L'instaurazione dei regimi democratici, cit. L'analisi di Pasquino sulle cause della caduta dei militari è comunque molto diversa dalla mia. Vedi il suo. Le Portugal: de la dictature corporatiste à la democratic socialiste (Association Française de Science Politique, «La Sortie des Dictatures», Table Ronde, Paris, 6–7 maggio 1977).Google Scholar

31 In Italia, nel referendum istituzionale del 1946 la repubblica fu sostenuta soltanto dal 54 per cento degli elettori.Google Scholar

32 Sull'importanza del ruolo della politica estera nella storia della Grecia, vedi i piú recenti Pollis, A., Persistence, Cleavage and Change in Greece (relazione preparata per un seminario al Washington Center of Foreign Policy Research, Johns Hopkins University, 4 maggio 1977); Vatikiotis, P. J., Greece: A Political Essay (The Washington Papers, 2, 8, Beverly Hills and London, Sage Publications, 1974). Per un'analisi equilibrata degli effetti politici dello sviluppo economico «dipendente» della Grecia, vedi Mouzelis, N., Capitalism and Dictatorship in Post-War Greece, in «New Left Review», 96, marzo-aprile 1976, pp. 5780.Google Scholar

33 La mia personalizzazione della politica greca ha una sua ragione. Essa rispecchia il fatto che i partiti greci, incluso il PASOK, restano fortemente personalistici e che il carisma personale ha sempre esercitato una notevole influenza sulle sorti dei partiti e sugli eventi interpartitici.Google Scholar

34 di Palma, G., Surviving Without Governing, cit., cap. 7.Google Scholar

35 Sui problemi della collocazione di partiti regionali-religiosi-linguistici in un sistema partitico nazionale, vedi di Palma, G., ibid., cap. 6.Google Scholar

36 In effetti, Comunisti e Democristiani si presentarono alla Assemblea Costituente con progetti costituzionali del tutto diversi: il PCI con un modello centralizzato di supremazia parlamentare, di ispirazione giacobina, la DC con un modello garantista di controlli e di equilibri, di derivazione social cattolica. Vedi di Palma, G., Risposte parlamentari alla crisi del regime: un problema di istituzionalizzazione , in Graziano, L. e Tarrow, S. (a cura di), La crisi italiana, Torino, Einaudi, 1978, in corso di stampa.Google Scholar

37 L'opposizione del PSOE alla monarchia non solleva alcun problema di fedeltà. Si tratta di una posizione di principio che non è affatto incompatibile con la volontà dei Socialisti di lavorare con la monarchia.Google Scholar

38 Considerando il conflitto aperto che è emerso all'interno del PCE durante il suo recente congresso, si può dire che la strategia del partito non è certo del tutto definita. La franchezza del dibattito (qualcosa di si che il problema della composizione e del ruolo dell'estrema sinistra impensabile anche nel PCI) e le basi regionali del partito possono far resti irrisolto ancora per diverso tempo.Google Scholar

39 di Palma, G., Political Syncretism in Italy, cit.Google Scholar

40 Alcuni politologhi hanno cercato di recente di dimostrare come egemonia e legittimità democratica possano riconciliarsi. Vedi Graziano, L., Historic Compromise and Consociational Democracy: Toward a New Democracy?, relazione presentata al convegno «The Politics of Mediterranean Europe», International Political Science Association e Greek Political Science Association, Atene, 28 maggio- 1 giugno 1978; Lange, P., The PCI and Possible Outcomes of Italy's Crisis , in Graziano, L. e Tarrow, S., La crisi italiana, cit. Ad esempio Lange, dopo aver discusso i compiti del partito comunista nella difesa della propria identità di partito, nel raggiungimento della legittimazione democratica, e nell'affermazione dell'egemonia come guida alla costruzione di un blocco di forze politiche e sociali, cosí continua: «… la tensione tra identità e legittimazione può… essere contenuta nella misura in cui il partito stabilisce un rapporto egemonico efficace con i suoi seguaci e con nuovi alleati. Nello stabilire un rapporto di egemonia, il partito dovrebbe essere in grado di far capire a seguaci e alleati il loro comune rapporto entro uno sforzo strategico progressivamente condiviso. Nel far ciò, il partito crea naturalmente una nuova base di consenso tra gruppi che si consideravano distinti, e supera cosí la tensione che altrimenti risulterebbe dalla coabitazione di due gruppi, seguaci e nuovi alleati, entro lo stesso spazio politico» (mia traduzione dal testo inglese, quindi diversa dal testo italiano non ancora pubblicato).Google Scholar

42 Ma cosí messa, la riconciliazione di Lange non si discosta molto da quella invocata dai comunisti stessi, implicando una decapitazione del dilemma legittimità democratica-egemonia per via di definizione: l'egemonia, come fenomeno di genuina e comune partecipazione, è perciò stesso democratica. Che i politologhi l'accettino o meno (e per quanto mi riguarda la partecipazione, sia pur genuina, è tutt'altra cosa della democrazia), rimane comunque il fatto piú importante che sono gli altri partiti ad essere scettici. È anche per questo che la soluzione politica della crisi non è ancora in vista. Lo stesso Lange, per motivi che lui bene illustra, non ritiene una soluzione egemonica molto probabile. Comunque, anche se il PCI vincesse la partita, non la vincerebbe certo per la chiarezza operativa della sua strategia. Il gramsciano ottimismo della volontà non nega l'altrettanto gramsciano pessimismo dell'intelletto.Google Scholar