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CONSENSO E OPPOSIZIONE NEL PARLAMENTO ITALIANO. IL RUOLO DEL PCI DALLA I ALLA IV LEGISLATURA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

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Introduzione

Che cosa significa parlare di opposizione in un sistema parlamentare? Quali e quanti tipi di opposizione possono, almeno in teoria, verificarsi? Se tra le definizioni è ormai classica quella di Dahl, per cui si può usare il termine per individuare quel soggetto politico (o quell'insieme di soggetti politici) che elabora ed attua (in caso di opposizione attiva) una azione o una strategia in contrasto con quella posta in essere da un altro soggetto che in un certo periodo di tempo e in un certo sistema politico determina la condotta del governo, vediamo brevemente le tipologie di opposizione proposte da alcuni fra i piú importanti studiosi che si sono occupati dell'argomento: Kirchheimer, Sartori, lo stesso Dahl e Graham.

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Ricerche
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References

1 Cfr. Dahl, R., (ed.), Political Oppositions in Western Democracies , New Haven, Yale University Press, 1966, p. XVI.Google Scholar

2 Per una analisi della nascita e dello sviluppo dell'istituto dell'opposizione nei sistemi politici cfr. Ionescu, G. e De Madariaga, I., Opposition, Past and Present of a Political Institution , London, C. A. Watts and Co., 1968.Google Scholar

3 Cfr. Kirchheimer, O., The Waning of Opposition in Parliamentary Regimes , in «Social Research», XXIV (1957), p. 127.Google Scholar

4 Cfr. Sartori, G., Opposition and Control. Problems and Prospects , in «Government and Opposition», II (1966), p. 151.Google Scholar

5 Cfr. Sartori, G., op. cit. Google Scholar

6 Cfr. Dahl, R., op. cit. , pp. 332347. Sulle condizioni di queste differenze Dahl sostiene: «È possibile identificare almeno sette fattori o condizioni cui possono essere attribuite le differenze nei modelli di opposizione. Le interazioni fra questi sette fattori sono, sfortunatamente, molto oscure non solo perché le relazioni fra ognuno di questi fattori e i modelli di opposizione sono complesse, ma anche perché le relazioni interne fra questi sette fattori sono esse stesse poco chiare. Comunque, per tentare di chiarificare qualcuna di queste relazioni, propongo di avanzare le seguenti ipotesi preliminari: 1) Le cinque condizioni di fondo che aiutano a spiegare i modelli di opposizione sono: — la struttura costituzionale e il sistema elettorale; — le premesse culturali generalmente condivise; — le sottoculture specifiche; — il tipo di malcontento verso il governo; — le differenze sociali ed economiche. 2) Due fattori “intervenienti” (o condizioni secondarie) che aiutano a spiegare le variazioni nelle forme di opposizione dipendono notevolmente (anche se forse non completamente) dalle condizioni primarie. Questi fattori sono: — i modelli specifici di divisione, conflitto e consenso negli atteggiamenti e nelle opinioni; — l'estensione della polarizzazione. 3) Entro limiti che non possono essere specificati, ciascuna delle cinque condizioni primarie può variare indipendentemente dalle altre. 4) Peraltro, nessuna delle condizioni primarie (cosí come naturalmente, nessuno dei fattori intervenienti) può variare indipendentemente dagli altri senza limite: cioè, se un cambiamento in una delle condizioni è sufficientemente grande, esso potrà avvenire solo se intervengono cambiamenti in una o piú delle altre condizioni. 5) In un dato paese, modificazioni di rilievo di una delle sette condizioni aumentano la probabilità di cambiamento radicale del modello di opposizione esistente. Tra due paesi una forte diversità in ordine ad una di queste condizioni è probabile si connetta ad una differenza nelle forme di opposizione dei due paesi. 6) In un dato paese, due o piú di queste condizioni possono rafforzarsi a vicenda promuovendo lo stesso modello di opposizione, oppure possono neutralizzarsi a vicenda promuovendo modelli contrapposti, oppure possono essere indipendenti l'una dall'altra. Le differenze nei modelli di opposizione in due paesi possono perciò essere riferite al modo in cui due o piú fattori interagiscono reciprocamente».Google Scholar

7 «Quanto sia competitiva un'opposizione dipende in parte dal come essa è concentrata. In questo caso competitivo non si riferisce agli orientamenti psicologici degli attori politici ma al modo in cui i guadagni e le perdite degli oppositori nelle elezioni e in parlamento sono correlate (…). Fra l'estrema situazione di una opposizione concentrata in un unico partito estremamente competitivo sia nelle elezioni sia in un parlamento e quella opposta di una opposizione che si coalizza con il governo, si può ipotizzare tutta una serie di situazioni intermedie». Cfr. Dahl, R., op. cit. , p. 336.Google Scholar

8 Cfr. soprattutto Sartori, G., Tipologia dei sistemi di partito , in «Quaderni di Sociologia», XVII (1968), pp. 187226.Google Scholar

9 Cfr. in particolare Barnes, S., Italy: Opposition on Left, Right and Center , in Dahl, R. (ed.), op. cit. , pp. 303331, nonché Sartori, G., Bipartitismo imperfetto o pluralismo polarizzato?, in «Tempi moderni», × (1967), n. 31, pp. 1–34.Google Scholar

10 Cfr. Graham, G. J. Jr., Consenso e opposizione: una tipologia , in «Rivista Italiana di Scienza Politica», I (1971), pp. 93122.Google Scholar

11 Graham, G. J., op. cit. , pp. 117119 e la figura a p. 109.Google Scholar

12 Cfr. Graham, G. J., op. cit. , p. 110, e la figura a p. 109.Google Scholar

13 Per lo stato delle ricerche sul comportamento legislativo cfr. in particolare Meller, N., Ricerche sul comportamento legislativo , in «Rassegna Italiana di Sociologia», VII (1966), pp. 643668; Tozzi, S., Recenti tendenze degli studi sul comportamento legislativo negli Stati Uniti, in «Rassegna Italiana di Sociologia», VII (1966), pp. 669–684; Pasquino, G., Le assemblee legislative, e la bibliografia di Collina, P., entrambe in «Scienze Sociali», II (1972), n. 1.Google Scholar

14 Lowell, A. L., The Influence of Party upon Legislation in England and America , in «Annual Report of the American Historical Association», 1902, n. 1, pp. 319542.Google Scholar

15 Rice, S. A., Quantitative Methods in Politics , New York, Knopf, 1928.Google Scholar

16 Beyle, H. C., Identification and Analysis of Attribute Cluster Blocs: A Technique for Use in the Investigation of Behavior in Governance , Chicago, University of Chicago Press, 1931.Google Scholar

17 Riker, W. H. e Niemi, D., The Stability of Coalitions of Roll-Calls in the House of Representatives , in «American Political Science Review», LVI (1962), pp. 5865.Google Scholar

18 Aydelotte, W. W., Voting Patterns in the British House of Commons, in the 1840's , in «Comparative Studies in Society and History», V (1963), pp. 134163. Rae, D. Mac, Intra-party Division and Cabinet Coalitions in the Fourth French Republic, in «Comparative Studies in Society and History», V (1963), pp. 164–211; Id., Parliament, Parties, and Society in France, 1946–1958, London, Mac Millan, 1967. Williams, P. M., The French Parliament (1958–1967), London, Allen and Unwin, 1968. Wood, D. M., Majority Vs. Opposition in the French National Assembly, 1956–1965: A Guttman Scale Analysis, in «American Political Science Review», LXII (1968), pp. 88–109. Kornberg, A., Caucus and Cohesion in Canadian Parliamentary Parties, in «American Political Science Review», LX (1966), pp. 83–92; Id., Canadian Legislative Behavior: A Study of the 25th Parliament, New York, Holt Rinehart and Winston, 1967. Pedersen, M. N., Consensus and Conflict in the Danish Folketing 1945–65, in «Scandinavian Political Studies», II (1967), pp. 143–166. Paterson, W., The German Social Party Democratic and European Integration (1949–1952), A Study of ‘Opposition’ in Foreign Affairs, in «Res Publica», XI (1969), pp. 539–554. Campbell, P., Discipline and Loyalty in the French Parliament during the Pinay Government, in «Political Studies», I (1953), pp. 247–257. Van Impe, H., Le rôle de la majorité parlementaire dans la vie politique belge, Bruxelles, E. Bruylant, 1966. Hastad, E., The Parliament of Sweden, London, The Hansard Society for Parliamentary Government, 1957. Loewemberg, G., Parliament in the German Political System, Ithaca, Cornell University Press, 1966.Google Scholar

19 Galli, G., Il bipartitismo imperfetto. Comunisti e democristiani in Italia , Bologna, Il Mulino, 1966; Predieri, A. (a cura di), Il processo legislativo nel Parlamento italiano, Bologna, Il Mulino, (in corso di pubblicazione). Anticipazioni di questa ricerca sono i saggi dello stesso Predieri, Aspetti del processo legislativo in Italia, in AA. VV., Studi in memoria di Carlo Esposito, Padova, CEDAM, 1970; e in Processo allo Stato, Firenze, Sansoni, 1971, pp. 19106.Google Scholar

20 Tosi, S., Italy: Anti-System Opposition within the System , in «Government and Opposition», 1966–67, inverno, n. 1, pp. 4961; Basso, L., Natura e funzione dell'opposizione nell'ordinamento costituzionale italiano, in AA. VV., Studi sulla Costituzione, Milano, Giuffré, 1958, pp. 375–395; Manzella, A., Maggioranza e opposizione in Parlamento, in «Studi parlamentari e di politica costituzionale», II (1969), pp. 43–61; si possono trovare alcune notizie sul tema anche in Barnes, S., op. cit., e in Ferrari, P. e Maisl, H., Les groupes communistes aux Assemblées parlementaires italiennes (1958–1936) et françaises (1962–1967), Paris, Presses Universitaires de France, 1969.Google Scholar

21 Sul tema della competizione tra partiti e, in particolare, sulla possibilità di costruire dei modelli, cfr. in particolare Downs, A., An Economic Theory of Democracy , New York, Harper, 1957; Stokes, D. E., Spatials Models of Party Competition, in «American Political Science Review», LVII (1963), pp. 368–377; Sartori, G., Modelli spaziali di competizione tra partiti, in «Rassegna Italiana di Sociologia», IV (1965), pp. 7–29; Laponce, J. A., Notes on the Use of the Left-Right Dimension, in «Comparative Political Studies», II (1970), pp. 481–502.Google Scholar

22 Si è preferito seguire l'iter in un solo ramo del Parlamento, per non appesantire la ricerca di dati e tabelle doppie che non avrebbero apportato alcun chiarimento.Google Scholar

23 Cfr. Galli, G., op. cit. , pp. 314315, nonché Predieri, A., La produzione legislativa , in Sartori, G. (a cura di), Il Parlamento italiano , Napoli, E.S.I., 1963, pp. 234–235.Google Scholar

24 Cfr. Galli, G., op. cit. , p. 314.Google Scholar

25 Cfr. in particolare le già citate ricerche di Predieri e Galli.Google Scholar

26 Il numero medio di articoli delle leggi comprese nel campione risulta infatti essere il seguente: 4 nella I legislatura, 5 nella II, 8 nella III e 9 nella IV. Distinte per sede di approvazione si hanno le seguenti serie: leggi approvate in aula: 6, 7, 11, 12; leggi approvate in commissione: 3, 4, 7, 8.Google Scholar

27 Cfr. Predieri, A., op. cit. , pp. 3334.Google Scholar

28 Analogo discorso viene fatto da Mortara, Movia e Cantelli, nel volume collettaneo (in corso di stampa) sul processo legislativo.Google Scholar

29 Ibidem. Google Scholar

30 Sui limiti di questa classificazione, cfr. Mortara, , Movia, e Cantelli, , op. cit. Google Scholar

31 A questo proposito sono interessanti le affermazioni di Amendola sulle «preoccupazioni» del PCI per i governi deboli, riferite in particolare a quelli di centro-sinistra dell'attuale legislatura. Cfr. Levi, A., PCI: la lunga marcia verso il potere , Milano, Etas Kompass, 1971.Google Scholar

32 Per quanto riguarda il voto del PCI a seconda dell'ampiezza delle leggi, non essendosi riscontrati dati particolarmente significativi né linee di tendenza interessanti si è ritenuto di poter evitare la presentazione di un'ennesima tabella.Google Scholar

33 Cfr. Ferrari, P. e Maisl, H., op. cit. , p. 81.Google Scholar

34 È il criterio seguito anche da Ferrari e Maisl ed esposto alle pp. 71 sgg. dell'op. cit. Google Scholar

35 In riferimento agli emendamenti non si è ritenuto di dover ripetere tutte le tabelle relative al tipo di progetto al quale essi si riferiscono, in quanto non si è riscontrata nessuna variazione significativa se non per la sede della discussione. In questo caso si nota una netta prevalenza percentuale di emendamenti sulle leggi approvate in commissione.Google Scholar

36 Si deve sottolineare a questo proposito che il PCI vota a favore anche in caso di totale non approvazione dei suoi emendamenti. Cfr. ad esempio la legge di amnistia, alla quale i comunisti avevano presentato 13 emendamenti che erano stati tutti respinti.Google Scholar

37 Il modello H — opposizione anomica, secondo Graham — essendo tipico dei cosiddetti «gruppuscoli» extraparlamentari, di recente formazione.Google Scholar

38 La politica del PCI può quindi essere vista come una politica tesa a modificare la società, ma con l'utilizzo e l'accettazione degli istituti propri del sistema nel quale opera, e avendo sempre ben presente quello che è stato definito il «principio di realtà». (Cfr. Lavau, G., La contestazione politica in «Il Mulino», XX (1971), pp. 195217). La validità di questa affermazione può essere comprovata compiutamente solo da una ricerca che da un lato rilevi la posizione ufficiale dei comunisti nei confronti di queste istituzioni, dall'altro analizzi il comportamento del PCI a livello di società civile (mobilitazione, legittimazione del sistema o meno, ecc.).Google Scholar

39 Di tale argomentazione nelle dichiarazioni di voto diamo qui di seguito alcuni esempi. «L'attuale disegno di legge, insufficiente e inadatto qualora si volesse veramente attuare una politica definitiva in materia di trasporti, è comunque già qualcosa di diverso dal marasma di oggi, rappresentando per lo meno una regolamentazione della delicatissima materia delle sovvenzioni. Per questi motivi e soprattutto per il fatto che l'approvazione del disegno di legge significa, per lo meno momentaneamente, affrontare e risolvere una situazione assolutamente deficitaria verso le linee di trasporto in concessione, particolarmente nei riguardi delle ferrovie dell'Italia centrale, meridionale e insulare, con reale beneficio per gran parte delle popolazioni di queste regioni, dichiaro che il gruppo comunista voterà a favore del disegno di legge» (on. Olivero, 29 aprile 1952). «Noi daremo voto favorevole alla legge sottoposta alla nostra approvazione per la pensione agli artigiani e ai loro familiari. Daremo voto favorevole anche se questa legge in alcuni punti decisivi, si discosta notevolmente dal progetto da noi presentato e non accoglie che in minima parte gli emendamenti da noi sostenuti. Però nei suoi limiti e con le sue deficienze, la legge costituisce un primo passo verso l'attuazione di precisi precetti costituzionali» (on. Longo, 23 aprile 1959). «Il gruppo comunista voterà a favore di questa legge che noi consideriamo il risultato di una serie di importanti lotte per lo piú unitarie condotte in Italia dai lavoratori agricoli in ogni parte del paese. Noi riconosciamo che una legge la quale mette a disposizione 150 miliardi in dieci anni per la costruzione di circa 300 mila vani utili a favore di famiglie di braccianti e salariati agricoli è qualcosa, soprattutto se si tiene conto del momento in. cui il provvedimento, grazie alle lotte delle masse lavoratrici interessate, viene conquistato. Non possiamo però non ribadire e sottolineare la nostra posizione di critica per i limiti che si sono voluti imporre alla portata di questa legge; per le radicali modifiche che si sono volute apportare alla sua impostazione, alla sua strutturazione e ai suoi fini» (on. Magno, 25 maggio 1960). «Prevale nel disegno di legge la tendenza a favorire i gradi superiori negando invece il giusto riconoscimento alle categorie piú modeste. Non si può disconoscere che in questo disegno di legge vi sono gravi e pesanti sperequazioni (…). Nonostante ciò, il nostro voto sarà favorevole. Ci auguriamo tuttavia che in futuro alcune indennità siano aggiornate e adeguate al costo della vita e al mutamento intervenuto all'interno della produzione per l'introduzione di processi di meccanizzazione e per l'ammodernamento degli impianti. Ciò pone ancora una volta con urgenza il problema di una riforma di struttura che adegui l'organizzazione dell'azienda postelegrafonica alle esigenze di una grande azienda moderna» (on. Francavilla, 16 maggio 1961). «Noi avremmo voluto fare di questo disegno di legge un provvedimento che veramente avesse significato la volontà legislativa di fare concretamente nel nostro paese opera di pacificazione (…). La maggioranza si è opposta a ciò. Ne è derivata una povera, piccola penosa amnistia di conservazione (…). Come voteremo? La risposta è obbligata. Pur nella sua incompletezza, pur nella sua disarmonia, nelle sue lacune, è sempre un provvedimento che va incontro a qualche sofferenza umana, è una goccia, è qualche cosa che indubbiamente solleva le sorti di coloro che sono caduti nelle vicende penali. Noi non possiamo quindi rifiutarci al poco anche se avremmo voluto un piú ampio, vorrei dire piú armonico, piú nobile bene da poter elargire ai cittadini del nostro paese» (on. Zoboli, , 18 gennaio 1963).Google Scholar

40 A riprova di quanto qui affermato cfr. le già citate opere di Predieri, A. e di Mortara, V. Google Scholar