Hostname: page-component-8448b6f56d-m8qmq Total loading time: 0 Render date: 2024-04-24T17:43:17.531Z Has data issue: false hasContentIssue false

CRESCITA DA DOMANDA O CRESCITA DA OFFERTA?: UN'ANALISI DELLE SPESE SOCIALI IN ITALIA

Published online by Cambridge University Press:  14 June 2016

Get access

Introduzione

L'enorme espansione delle politiche di benessere è una delle caratteristiche più salienti dello sviluppo delle società euro-pee del dopoguerra. Nel trentennio che va dal 1945 al 1975 l'incidenza relativa delle spese per la sicurezza sociale sul prodotto interno lordo è più che raddoppiata (in media europea), passando da circa il 9% a più del 19%: e tale cifra salirebbe di almeno 6 o 7 punti se, come è corretto, si contassero tra le spese per il benessere anche quelle per Pistruzione e l'abitazione.

Type
Ricerche
Copyright
Copyright © Società Italiana di Scienza Politica 

Access options

Get access to the full version of this content by using one of the access options below. (Log in options will check for institutional or personal access. Content may require purchase if you do not have access.)

References

1 Cfr. i dati contenuti in Flora, P., (ed.), State, Economy and Society in Western Europe 1815–1975, 2 voll., London, Macmillan, 1982.Google Scholar

2 È impossibile fornire un elenco completo o anche soltanto rappresentativo di tali contributi. Oltre alla produzione propriamente scientifico-accademica un simile elenco dovrebbe fra l'altro tener conto della copiosissima produzione di organismi internazionali, quali l'Organizzazione internazionale del Lavoro, l'Associazione Internazionale per la Sicurezza Sociale, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, la Comunità Economica Europea e altri ancora, organismi che hanno notevolmente contribuito alla raccolta e alla standardizzazione di materiale empirico. Ci limitiamo a rimandare a due ottime rassegne della letteratura, che contengono un panorama, rispettivamente, dei principali studi empirici e delle principali fonti statistiche sullo stato del benessere e la sua espansione: Alber, J., Die Entwicklung sozialer Sicherungssysteme im Licht empirischer Analysen , in Zacher, H. (Hrsg.) Bedingungen für die Entstehung und die Entwicklung von Sozialversicherung, Berlin, Duncker & Humblot, 1979, pp. 123210; Flora, P. Quantitative Historical Sociology. A Trend Report and a Bibliography, in «Current Sociology», XXIII (1975), pp. 152–198. Una dettagliata discussione del dibattito sulla crescita del settore pubblico si trova anche in Kohl, J., Staatsausgaben in Westeuropa, dissertazione di dottorato, Università di Mannheim, 1979 (che contiene anche ricche tavole statistiche). Infine, la più comprensiva ed accurata raccolta di documentazione empirica comparata sullo stato del benessere (ma non solo) nei paesi europei si trova nel già citato manuale a cura di Flora, P., State, Economy and Society, risultato di un lungo e laborioso progetto di ricerca denominato HIWED (Historical Indicators of Western European Democracies), condotto presso l'Università di Colonia.Google Scholar

3 Un tentativo ormai classico di riepilogare e sistematizzare le principali teorie causali, di diversa estrazione disciplinare, è quello di Tarschys, D., The Growth of Public Expenditures: Nine Modes of Explanation , in «Scandinavian Political Studies», X (1975), pp. 931. Un'ottima rassegna dei principali approcci teorici alla crescita del settore pubblico (comprensiva di una ricchissima bibliografia) è stata più recentemente offerta da Larkey, P.D., Stolp, C. e Winer, M., Theorizing about the Growth of Government: a Research Assessment, in «Journal of Public Policy», I (1981), pp. 157–220.Google Scholar

4 Per una dettagliata analisi delle principali teorie di lungo raggio rimandiamo a Alber, J., Von Armenhans zum Wohlfahrtsstaat, Frankfurt, Campus, 1982 (specialmente il cap. 2).Google Scholar

5 Cfr. Cameron, D., The Expansion of the Public Economy: a Comparative Analysis , in «The American Political Science Review», LXXII (1978), pp. 12431261. Il saggio di Cameron contiene una rassegna delle principali analisi di medio raggio. Per ulteriori riferimenti bibliografici si veda anche il già citato saggio di Larkey, , Stolpe, e Winer, , Theorizing about the Growth of Government. CrossRefGoogle Scholar

6 Uno fra i pochi studi che riconoscono all'«età della popolazione» e alla «età del sistema» (di sicurezza sociale) uno status esplicativo (se non altro come variabili di controllo) analogo a quello dei fattori di medio raggio (come il reddito pro capite, la forza organizzativa della classe operaia, la centralizzazione governativa ecc.) è quello di Wilensky, H.L., The Welfare State and Equality, Berkeley, University of California Press, 1975.Google Scholar

7 La distinzione tra fattori da domanda e fattori da offerta è assai frequente nella letteratura sull'espansione del settore pubblico ed è spesso utilizzata proprio per costruire tipologie secondarie dei modelli esplicativi esistenti. Si vedano, ad esempio, le tipologie di Tarschys, , op. cit., e di Peacock, A., The Economic Analysis of Government and Related Theories, New York, St. Martin Press, 1979 (cap. 7). Lungi dall'esaurire l'inventario di tutti i possibili fattori da domanda e da offerta, la tabella nel testo si limita ad illustrarne alcuni di corto raggio.Google Scholar

8 Infatti, per mantenere la propria competitività sul mercato del lavoro, il settore pubblico deve uniformare il proprio tasso di remunerazione (salari e stipendi) a quello del settore privato, dove la produttività cresce più rapidamente. Questa tesi fu argomentata per la prima volta da Baumol, W.J., Macro-economics of Unbalanced Growth: the Anatomy of Urban Crisis , in «American Economic Review», LVII (1967), pp. 415426.Google Scholar

9 La continua crescita del consumo di benessere pubblico da parte dei cittadini è un tema centrale nella letteratura di scienza delle finanze, sin dai tempi in cui Adolph Wagner formulò la nota legge «delle crescenti attività dello stato», che prediceva l'espansione del settore pubblico — relativamente a quello privato — in corrispondenza della crescita del reddito pro capite (cfr. Wagner, A., Finanzwissenschaft, Leipzig, C.F. Winter, 1877 e 1890). Al di fuori dei confini disciplinari in senso stretto della scienza delle finanze, la scuola della new political economy americana (nonché i vari «modelli economici» della democrazia) hanno recentemente formulato brillanti argomentazioni che mostrano come la logica stessa della provvisione pubblica di beni collettivi tenda a stimolarne un consumo sempre maggiore (creando nel cittadino l'illusione del free rider). Rimandiamo, a Larkey, , Stolp, e Winer, , op. cit. (par. 4.2) per una sintesi di tali argomentazioni e per la bibliografia. In una prospettiva più propriamente politologica, anche le varie teorie sul «sovraccarico» e sulle «aspettative crescenti» si sono variamente occupate del fenomeno della crescita dei consumi individuali di benessere pubblico: la tendenza dei cittadini a servirsi sempre di più dello stato (fino a rivendicarne le prestazioni come vere e proprie «spettanze») è principalmente il frutto, secondo tali teorie, sia dell'opulenza economica, sia di quella consensus politics (elargizioni pubbliche in cambio di voti) che è diventata predominante in tutte le democrazie avanzate. Per questo tipo di argomentazioni si veda tra gli altri, Bell, D., The Cultural Contradictions of Capitalism, New York, Basic Books, 1976 (parzialmente tradotto in Bell, D. e Boudon, R., Le contraddizioni culturali del capitalismo, «Quaderni di Biblioteca della Libertà», Firenze, Le Monnier, 1978); Rose, R. e Peters, G., Can Government go Bankrupt?, London, Macmillan, 1979 e Heclo, H., Verso un nuovo welfare state , in Ferrera, M. (a cura di), Lo stato del benessere: una crisi senza uscita?, «Quaderni di Biblioteca della Libertà», Firenze, Le Monnier, 1981. Interessanti sono infine anche le osservazioni in chiave quasi neo-durkheimiana di Janowitz, M. (The Social Control of the Welfare State, Chicago, University of Chicago Press, 1976): egli mette in relazione la fenomenale crescita dei consumi di benessere pubblico con l'affievolimento dell'auto-sufficienza sociale dell'individuo e dei gruppi primari nelle contemporanee società industriali, che «scaricherebbe» così sulle spalle dello stato la risposta a bisogni a cui la società non è più autonomamente in grado di rispondere. Comunque originata e motivata, ai nostri fini è tuttavia sufficiente osservare che esiste nel cittadino del contemporaneo stato del benessere una tendenza automatica a consumare di più, una volta investito di una spettanza, diritto o garanzia sociale.Google Scholar

10 L'aumento del tasso di disoccupazione o una diminuzione del tasso di partecipazione provocano automaticamente un'espansione delle spese per i sussidi di disoccupazione e per gli assegni familiari. La composizione del mercato del lavoro esercita un notevole influsso anche in un altro senso: data infatti la disparità di trattamento tra varie categorie (ad es. tra il settore agricolo e quello industriale e tra i lavoratori dipendenti e quelli autonomi) le fluttuazioni tra settori si ripercuotono immediatamente sui livelli di spesa, provocandone l'espansione o la contrazione.Google Scholar

11 Cfr. Public Expenditure on Education, Paris, OCSE, 1976; Public Expenditure on Income Maintenance Programmes, Paris, OCSE, 1976; Public Expenditure on Health, Paris, OCSE, 1977; Public Expenditure Trends, Paris, OCSE, 1978.Google Scholar

12 Cfr. l'Appendice per una descrizione più dettagliata delle equazioni utilizzate dall'OCSE.Google Scholar

13 Abbiamo tradotto con fruizione il termine inglese di eligibility (usato dall'OCSE) non solo perché in italiano «eliggibilità» ha un'altra accezione, ma anche perché suggerisce (come il suo omologo inglese) più l'accesso potenziale al beneficio che il suo godimento effettivo, com'è il nostro caso. La fruizione del sistema pensionistico dipende dall'estensione dei «diritti sociali» in un duplice senso: nel senso che questi definiscono le categorie professionali ammesse al beneficio e nel senso che essi stabiliscono le condizioni di ammissibilità (in termini di età, contribuzione ecc.).Google Scholar

14 Nonostante la sua derivazione residuale, il rapporto di trasferimento riflette in larga misura la struttura della formula di computo della pensione: esso dipende, cioè, dalla definizione istituzionale del beneficio.Google Scholar

15 Nel caso della sanità, il termine fruibilità vuole rendere senza modificazioni l'inglese eligibility: infatti, si tratta di accesso potenziale al beneficio/prestazione e non del suo effettivo godimento, come nel caso delle pensioni.Google Scholar

16 Il rapporto tra età e spesa sanitaria segue infatti un andamento ad U, cioè è molto alto durante i primi anni di vita, diminuisce notevolmente nella fase giovanile ed adulta e infine aumenta di nuovo durante la vecchiaia. Attraverso l'invecchiamento della popolazione, è plausibile che la struttura demografica abbia quindi influito sull'espansione della spesa sanitaria. Esistono tuttavia grossi problemi di misurazione nel determinare con precisione le variazioni del consumo sanitario a seconda dell'età. Cfr. Public Expenditure on Health, cit. , pp. 3133.Google Scholar

17 Nel caso del rapporto di scolarizzazione, l'OCSE ha infatti disaggregato i vari ordini di scuola, analizzando così singolarmente la «scuola dell'obbligo». Nel caso del rapporto di costo, l'OCSE ha invece cercato di determinare attraverso l'uso di appropriati deflattori l'impatto dei «prezzi relativi» (cioè dei differenziali di produttività tra settori) rispetto a quello dei «miglioramenti reali». Per mancanza di dati, ci sarà impossibile procedere a tale ulteriore elaborazione nella parte empirica di questo saggio. Per quanto riguarda il rapporto di costo, occorre ancora sottolineare che oltre a fondere assieme due fattori analiticamente distinti, esso è derivato in modo residuale: è cioè costituito da tutto ciò che «resta» della spesa dopo aver calcolato i primi due rapporti. Questo carattere residuale del rapporto di costo raccomanda quindi una certa prudenza interpretativa.Google Scholar

18 Sull'evoluzione del sistema pensionistico italiano si vedano soprattutto Castellino, O., Il labirinto delle pensioni, Bologna, Il Mulino, 1976 e Morcaldo, G., Analisi della struttura dei trattamenti pensionistici e della sua evoluzione, in «Contributi alla ricerca economica», Banca d'Italia, dicembre 1977, pp. 77162.Google Scholar

19 Le oscillazioni del rapporto di trasferimento riflettono in buona parte l'andamento del ciclo economico, essendo in esso presente — al denominatore — il PIL pro capite.Google Scholar

20 La tabella è stata costruita utilizzando l'equazione 3) in Appendice.Google Scholar

21 La legge 4-4-1952, n. 218 modificò sostanzialmente il meccanismo per la determinazione della pensione, affiancando alla pensione base (calcolata sui contributi versati) un adeguamento che tenesse conto dei carichi di famiglia e integrasse il livello della pensione ad una somma minima fissata per legge. Cfr. Castellino, , op. cit. , pp. 4445.Google Scholar

22 Le leggi 18-3-1968, n. 238 e 30-4-1969, n. 153 modificarono radicalmente, di nuovo, il meccanismo per la determinazione della pensione, abbandonando il collegamento ai contributi e introducendo invece il collegamento all'ultima retribuzione (nella misura del 74% — 80% a partire dal 1976 —, per una contribuzione di 40 anni). Cfr. ibidem. Google Scholar

23 1973 per le pensioni sociali.Google Scholar

24 Come è noto, le pensioni di invalidità sono massicciamente cresciute proprio nella prima metà degli anni settanta, in corrispondenza di un generale rilassamento dei requisiti e dei controlli, fornendo così ai lavoratori senza sufficiente anzianità contributiva la possibilità di usufruire ugualmente di trattamento pensionistico. Sul fenomeno delle pensioni d'invalidità, si veda soprattutto Morcaldo, G., op. cit. Google Scholar

25 Sul settore sanitario in Italia si vedano soprattutto i contributi di Brenna, A. e dell'Istituto per la Ricerca di Economia Sanitaria. Per una sintesi, cfr. Brenna, A., La spesa per la sanità, in Gerelli, E. e Reviglio, F., Per una politica della spesa pubblica in Italia, Milano, Angeli, 1978.Google Scholar

26 Come specificato nell'Appendice, i nostri dati si riferiscono unicamente al maggiore tra gli enti mutualistici italiani, l'INAM.Google Scholar

27 Limitatamente, di nuovo, all'assicurazione INAM.Google Scholar

28 L'assicurazione obbligatoria contro le malattie (schema generale INAM per i lavoratori dipendenti) venne estesa ai pensionati nel 1955, ai disoccupati nel 1967 e ai pensionati sociali nel 1972. Fino al 1963 i lavoratori dipendenti in agricoltura godevano solo dell'assistenza medica e ospedaliera ma non di quella farmaceutica.Google Scholar

29 Sul problema degli standard sanitari rimandiamo alla dettagliata discussione dell'OCSE, che copre anche l'Italia. Cfr. Public Expenditure on Health, cit., pp. 4853. Sul fenomeno della medicalizzazione si vedano soprattutto gli studi di Illich, I., Nemesi medica. L'espropriazione della salute, Milano, Mondadori, 1974, e La convivialità, Milano, Mondadori, 1977. Per alcuni interessanti spunti sulla situazione italiana, si veda ancora Brenna, op. cit. Google Scholar

30 La legge 12-2-1968, n. 132, trasformò gli ospedali da IPAB (Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza) a Enti Ospedalieri e introdusse parametri standard per l'organizzazione ospedaliera (in termini ad esempio di rapporto tra personale e posti letto) nonché il sistema di finanziamento fondato sulla «retta di degenza», che gli ospedali dovevano fatturare per i loro servizi (e calcolata semplicemente dividendo la spesa complessiva per il numero di giornate di degenza erogate). Per una descrizione più dettagliata della riforma e degli ulteriori sviluppi, si veda Ferrera, M., Sviluppo e crisi del welfare state in Italia, 1945–1980, in Ferrera, , op. cit. Google Scholar

31 Cfr. Public Expenditure on Health, cit., p. 24.Google Scholar

32 Gli studi quantitativi sul settore dell'istruzione in Italia non sono molto numerosi. Tra i migliori, si veda Bruno, S., La spesa pubblica per istruzione in Italia, andamenti, problemi e prospettive, in Gerelli, e Reviglio, , op. cit. Google Scholar

33 Per un'illustrazione di questo punto si veda soprattutto Barbagli, M., Disoccupazione intellettuale e sistema scolastico in Italia, Bologna, il Mulino, 1973.Google Scholar

34 Cfr. Public Expenditure Trends, cit., p. 29.Google Scholar

35 Come abbiamo già osservato, infatti, sia il rapporto di trasferimento che il rapporto di costo sono grandezze derivate in modo residuale e possono quindi non riflettere pienamente il contributo dell'offerta.Google Scholar

36 Dovuto, , quest'ultimo, al fatto che un sempre maggior numero di assicurati matura i diritti alla pensione retributiva, agganciata, come si è detto, all'ultima retribuzione.Google Scholar

37 I requisiti d'età, di contribuzione, di cumulabilità ecc. sono meno visibili e quindi più facilmente manovrabili. Inoltre, il sistema pensionistico italiano è contraddistinto da irrazionali disparità proprio riguardo a tali aspetti. Per proposte in questa direzione, si veda il rapporto recentemente predisposto da un gruppo di lavoro diretto da O. Castellino per conto del Ministero del Tesoro, , La spesa previdenziale e i suoi effetti sulla finanza pubblica, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1981.Google Scholar

38 Si rammenti che proprio per frenare la spesa farmaceutica nel 1979 fu introdotto il ticket sui medicinali a carico dei consumatori.Google Scholar

39 L'OCSE prevede infatti che gli incentivi del mercato del lavoro giochino in futuro nella direzione di un deflusso dall'istruzione secondaria e soprattutto superiore.Google Scholar